A salvare le persone dal coronavirus può essere in alcuni casi una manovra molto semplice: posizionare il paziente a pancia in giù. Difficile da credere, ma reparti di terapia intensiva di tutto il mondo stanno sperimentando questa tecnica – inventata da un italiano – ottenendo risultati a dir poco stupefacenti. Il medico italiano ideatore della posizione prona come strumento terapeutico è Luciano Gattinoni, oggi professore emerito all’Università Statale di Milano, docente presso il Dipartimento di Anestesiologia, Medicina d’urgenza e terapia intensiva dell’Università di Gottinga (Germania) ed ex primario del Policlinico di Milano. Il luminare, in un’intervista di qualche tempo fa al Corriere della Sera, ha spiegato che in un primo momento i suoi colleghi ridevano di lui quando presentava la tecnica da applicare ai pazienti affetti da sindrome da distress respiratorio acuto o ARDS (Acute respiratory distress syndrome). Il caso vuole che il COVID-19 abbia tra le sue complicazioni proprio l’ARDS, condizione caratterizzata da danno polmonare con lesioni alle pareti dei capillari e versamento di fluidi.
CORONAVIRUS, LA POSIZIONE A PANCIA IN GIU’ CHE SALVA LA VITA
Anche la CNN si è occupata della pratica di mettere i pazienti a pancia in giù. Venerdì, racconta il portale a stelle e strisce, il dottor Mangala Narasimhan ha ricevuto una chiamata urgente. Un uomo di quarant’anni con Covid-19 si trovava in una situazione terribile, e la sua collega voleva che venisse al reparto di terapia intensiva del Long Island Jewish Hospital per vedere se aveva bisogno di un supporto vitale. Prima di andare, Narasimhan ha detto all’altro medico: “Prova a girare il paziente sulla pancia e vedi se questo può aiutarti”. La manovra ha funzionato: il suo tasso di saturazione dell’ossigeno nel sangue, è passato dall’85% al 98% e il paziente non ha avuto bisogno di andare in terapia intensiva. Ma come può essere spiegato questo fenomeno? Gli specialisti dicono che stare sulla pancia sembra essere d’aiuto perché permette all’ossigeno di arrivare più facilmente ai polmoni. Mentre sulla schiena, il peso del corpo in effetti schiaccia alcune sezioni dei polmoni. “Mettendoli a pancia in giù, apriamo parti del polmone che prima non erano aperte”, dice la dott.ssa Kathryn Hibbert, direttore del reparto di terapia intensiva medica del Massachusetts General Hospital. Al Mass General, circa un terzo dei pazienti affetti da coronavirus con respiratore viene messo a pancia in giù, di solito quelli che sono più malati e che hanno più da guadagnare a stare in quella posizione. Alcuni ospedali mettono a pancia in giù anche i pazienti affetti da coronavirus che non sono in terapia intensiva. Ora al Rush University Medical Center, stanno studiando se la posizione a pancia in giù è utile per i pazienti che non sono così malati da aver bisogno di un ventilatore per respirare, ma abbastanza malati da aver bisogno di ossigeno supplementare erogato attraverso un tubo nel naso. Pensare che i sorrisi dei colleghi del prof Gattinoni sono sostituiti da quelli dei pazienti è una bella rivincita.