Il prof. Alberto Zangrillo, primario dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione Generale dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, è intervenuto a Live Non è la D’Urso su Canale 5 per parlare della condizione dei reparti di terapia intensiva in Italia. In particolare il prof. Zangrillo si è dimostrato intollerante sulle voci che avevano raffigurato addirittura i medici costretti a scegliere quali pazienti curare, a causa di carenze organizzative, durante l’emergenza coronavirus: “Siamo passati dall’essere un paese di allenatori di calcio a un paese di esperti di virologia. Noi medici e infermieri di terapia intensiva chiediamo di essere lasciati in pace. Stiamo facendo un lavoro molto serio e difficile di cui siamo molto orgogliosi e ci dà fastidio la banalizzazione che ne sta scaturendo.” Secondo Zangrillo le altre emergenze sanitarie non sono state di certo bandite, la gente continua a morire per patologie cardiovascolari, per il cancro, e bisogna dunque capire che ci sono professionisti, come quelli del San Raffaele, che sanno come agire ed organizzarsi per gestire ogni cosa: Quello che ha fatto un grande ospedale come il mio è stato organizzare passo passo la realtà di una grande terapia intensiva passando da 4 letti fino ad averne 60, più quelli che dedichiamo alle altre patologie.



“ALLA FINE IL LAVORO SVOLTO SARA’ STATO STRAORDINARIO”

Il prof. Zangrillo si infervora quando qualcuno tende a minimizzare sui tempi di ricovero per il coronavirus: “Questa malattia nelle sue forme più gravi si manifesta con una polmonite che non abbiamo mai visto e conosciuto prima: tutti coloro che banalizzano dicendo quanti giorni serve per guarire sta dicendo una grandissima fesseria. Si crea molto disagio a chi ha tanti cari che sono in terapia intensiva. Io sono felice che siano venuti i medici albanesi ad aiutarci ma noi siamo l’Italia, non abbiamo il problema dei respiratori da sdoppiare e non abbiamo mai dovuto scegliere se curare l’ammalato A piuttosto che l’ammalato B. Se qualcuno l’ha fatto ha sbagliato, siamo infastiditi da tutte le fesserie che si dicono.” Un passaggio chiave che sorprende anche la conduttrice Barbara D’Urso, visto che spesso si era polemizzato sulla possibilità che non ci fossero respiratori e ventilatori polmonari per tutti. Il prof. Zangrillo ha voluto ribadire come all’ospedale San Raffaele di Milano si sia lavorato sempre in piena concertazione con il centro di coordinamento regionale in Lombardia che ha assicurato che i ventilatori ci fossero dove servono.



Il San Raffaele è in costante collegamento anche con l’Ospedale Giovanni XXIII di Bergamo che ha confermato negli ultimi giorni un minore accesso al Pronto Soccorso, ma l’ultimo messaggio di Zangrillo è perentorio: “E importante restare a casa ma non bisogna banalizzare e pensare che bisogna mettere malati italiani sugli aerei cargo per portare la gente a curarsi all’estero.