Quando ricominciare a vivere dopo la quarantena? Come evitare che il post-coronavirus, il ritorno alla “normalità”, si traduca in una nuova, insostenibile, ondata di contagi? E ancora: come far coesistere la salute pubblica con la necessità di mettere la società al riparo dal secondo virus, ovvero quello economico? Domande urgenti, impellenti, che il governo italiano dovrebbe iniziare a porsi, e che in Germania hanno già trovato risposta da parte di un gruppo interdisciplinare di rinomati scienziati. Clemens Fuest, economista e presidente dell’Ifo Institute for Economic Research di Monaco di Baviera, tra i coordinatori dello studio, ha chiarito: “La salute pubblica e un’economia stabile non si escludono a vicenda. Così come non è possibile uno sviluppo economico positivo con una diffusione incontrollata del virus, l’efficienza del nostro sistema sanitario non può essere mantenuta senza un’economia funzionante“. Dello stesso avviso l’altro coordinatore dello studio, il dottor Martin Lohse, medico e presidente della Society of German Natural Scientists and Physicians: “Dobbiamo aspettarci che la pandemia ci terrà occupati per molti mesi a venire e, in ultima analisi, solo il nostro sistema immunitario sarà in grado di proteggerci. Pertanto, abbiamo bisogno di una strategia flessibile che si differenzi per il rischio: uno stop generale non è una soluzione a lungo termine“. Sì, ma allora qual è il piano “step-by-step” messo a punto dagli scienziati teutonici?



CORONAVIRUS, RITORNO ALLA NORMALITÀ: IL PIANO DEI TEDESCHI “STEP BY STEP”

Il lavoro dei tedeschi è complesso, articolato su più livelli, impossibile da sintetizzare in un solo articolo ma consultabile qui. Gli scienziati dei settori della medicina interna, della ricerca sulle infezioni, della farmacologia, dell’epidemiologia, dell’economia, del diritto costituzionale, della psicologia e dell’etica scrivono che i test su larga scala sono importanti ora – avverbio di tempo che significa “adesso” – per ottenere risultati più affidabili sulla diffusione del coronavirus nella popolazione. Insomma, un richiamo a quel “test, test, test” invocato senza troppo successo dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Intanto un punto è chiaro: nessuno dice che la riapertura debba avvenire dall’oggi al domani. La “fase 2” dovrà essere graduale e strettamente connessa all’evoluzione della pandemia. Inizialmente gli incontri sociali dovrebbero essere caratterizzati da quelle regole di distanziamento e pratiche igienico-sanitarie (tosse nel gomito, droplet, ecc.) che abbiamo imparato a conoscere. Potrebbero seguire incontri di piccoli gruppi con mascherine a copertura di bocca e naso, seguiti da un ulteriore rilassamento. Misure rigorose dovranno essere applicate a maggior ragione quando si visitano soggetti più fragili.



RITORNO ALLA NORMALITÀ: CHI POTRÀ APRIRE PRIMA

L’avvio della produzione nelle imprese industriali e nei servizi connessi all’industria dovrebbe iniziare preferibilmente in aziende il cui fallimento incombe, scrivono gli esperti, e in quelle in cui il rispetto della distanza tra i dipendenti e di ulteriori standard di igiene e sicurezza è facilmente realizzabile. Asili, scuole e università: queste possono essere riaperte relativamente in fretta, sostengono gli esperti. I giovani hanno solo raramente sintomi gravi, e la scuola a casa riduce l’uguaglianza educativa oltre ad impedire ai genitori di andare al lavoro. Gli scienziati precisano che dovrà essere chiarito in anticipo su base individuale se vi sono ragazzi più fragili o con genitori maggiormente a rischio per malattie pregresse. Agli istituti, poi, il compito di attrezzarsi con strumentazioni adeguate in caso di una seconda ondata della pandemia. Per quanto riguarda attività culturali e sport, in una prima fase dovrebbero essere autorizzati solo quegli eventi riservati a gruppi di poche persone e all’aperto. Maggiori criticità per locali, ristoranti e alberghi. A livello geografico, le regioni con tassi di infezione più bassi e meno potenziale di diffusione potranno essere aperte più facilmente; dopo la formazione dell’immunità naturale, soprattutto le aree e le regioni ad alta immunità possono essere aperte. Sarà una normalità poco “normale”, ma pur sempre un inizio. I tedeschi hanno un piano. E noi?

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