Si sono aggravate le condizioni respiratorie dei due pazienti cinesi ricoverati nei giorni scorsi all’Ospedale Spallanzani di Roma. Dato che il coronavirus colpisce proprio le vie respiratorie, si è reso necessario un supporto in terapia intensiva. Tutto questo in un quadro che continua a essere dominato, in Italia e non solo, dalla paura e addirittura da atteggiamenti xenofobi nei confronti di cittadini di origine cinese: una donna è stata obbligata a Roma a scendere dall’autobus dove era salita.
Per Walter Ricciardi, ex presidente dell’Istituto superiore di sanità, professore di igiene e medicina preventiva all’Università Cattolica di Roma, oggi alla guida del gruppo che deciderà le strategie Ue contro il cancro, “le infezioni virali sono sempre insidiose, soprattutto in questo caso, visto che ancora non esiste una terapia precisa. Quanto successo ai due pazienti rientra, comunque, nella norma: è giusto ricordare che moltissimi pazienti sono invece usciti dalla malattia. Ciascuno reagisce a modo suo”.
Ricciardi appoggia le richieste dei governatori di Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, che hanno chiesto al governo di vietare il ritorno in classe di tutti gli studenti provenienti dalla Cina, mettendoli prima in quarantena: “Vale per tutti, qualunque età uno abbia, non solo per gli studenti: è una esigenza dettata da ragioni scientifiche”.
Le condizioni dei due pazienti cinesi ricoverati allo Spallanzani si sono aggravate. Che cosa sta succedendo? Cosa dobbiamo temere?
È purtroppo una situazione normalissima, in quanto le infezioni virali sono sempre insidiose. Non è facile avanzare previsioni sulla degenza, soprattutto quando, come in questo caso, una terapia specifica non è ancora stata individuata. La terapia è sintomatica, ma ogni paziente risponde in modo diverso e non è mai facile prevederne l’esito.
Il numero dei contagiati, secondo molti esperti, non cresce in misura eccessiva. È davvero così? Siamo davanti a una bolla mediatica? E i numeri a disposizione come vanno interpretati?
Siamo senza dubbio di fronte a un problema da affrontare con impegno, perché non va assolutamente banalizzato né sottovalutato, sia per quanto riguarda la virulenza, cioè la capacità del virus di trasmettersi, sia la patogenicità, cioè i danni che può provocare.
Nel caso specifico del coronavirus?
La patogenicità è la capacità di un microrganismo di creare danni. È geneticamente determinata, propria di alcune specie. Può essere di grado diverso e l’entità della patogenicità è espressa dal grado di virulenza. Nel caso del coronavirus abbiamo una patogenicità del 2,3%, quindi un livello importante.
L’allarme è quindi giustificato?
Dal punto di vista delle autorità, non c’è stato alcun allarmismo; dal punto di vista dei media, direi invece di sì, si è scatenato un allarmismo in molti casi ingiustificato. Sicuramente qualcosa che ha sollecitato paure eccessive, anche se questo virus non è certamente da trascurare.
Alcuni governatori delle Regioni del Nord Italia hanno chiesto di mettere in quarantena gli studenti che rientrano dal periodo di vacanze in Cina, prima di essere ammessi di nuovo in classe. Lei ha dato loro ragione, a differenza di molti altri che invece giudicano eccessiva questa misura. Perché?
La quarantena è una esigenza dettata da ragioni scientifiche per tutti coloro che tornano da aree ad alto rischio: vanno monitorati prima di tornare nelle proprie comunità. Riguarda tutti, non solo gli studenti. Nelle prossime due settimane si gioca una partita cruciale, dato che la trasmissione asintomatica è stata documentata. Molti lo fanno spontaneamente, ma deve essere codificata secondo regole precise.
L’Italia e altri paesi hanno interrotto i voli da e per la Cina per un periodo di sei mesi, una misura contro la quale Pechino ha protestato. Intanto l’economia cinese rischia di bloccarsi, se non di crollare. Hanno ragione a chiedere la ripresa dei voli o lo fanno solo per ragioni economiche?
La Cina chiede di riaprire le vie di comunicazione, ma tutta la comunità scientifica chiede misure basate sull’evidenza scientifica. L’interruzione dei voli diretti è esagerata, l’unico errore del nostro governo è stato il metodo di comunicazione, bloccando i voli e poi dicendo che non c’è nulla di cui preoccuparsi. È contraddittorio. Inoltre è troppo facile venire qui prendendo voli aerei con scali in paesi diversi, così si creano maggiori problemi a chi deve muoversi, senza tuttavia risolvere il problema. Ogni caso va valutato singolarmente: chi viene da aree ad alto rischio, chi a medio rischio e chi a basso rischio. E le misure non possono essere le stesse.