L’emergenza Coronavirus porta con sé un altro problema: secondo gli esperti, e in particolare uno studio pubblicato sulla rivista The Lancet Public Health (lo riporta Internazionale), ci sarà presto una seconda ondata di epidemia da affrontare. Lo studio prende ovviamente spunto da Wuhan: è questo il primo centro al mondo nel quale il Covid-19 è stato contenuto e limitato. Qui, il 23 gennaio è avvenuto il blocco dei trasporti e tre giorni più tardi le misure restrittive sono state estese a tutta la provincia dell’Hubei. Ovvero: chiusura delle scuole e delle attività produttive, il che – lo dicono i matematici – ha effettivamente ridotto i casi di Covid-19, ritardando il picco epidemico. Sulla base di questi dati, si è arrivati a dire che se togliendo gradualmente le misure a marzo si avrebbe una seconda ondata di Coronavirus a giugno con picco ad agosto, mentre togliendole ad aprile la pandemia si ripresenterebbe ad agosto con il suo picco in ottobre.



CORONAVIRUS, QUANDO LA SECONDA PANDEMIA?

Non si tratta ovviamente di belle notizie, ma va anche detto che lo studio ha utilizzato una serie di parametri che non sono conosciuti con precisione: per esempio, non è stato ancora chiarito che ruolo abbiano nel contagio i bambini, perchè quelli più piccoli sembrerebbero avere meno sintomi ma, per contro, potrebbero essere portatori sani del Coronavirus e dunque giocare un ruolo “importante” nella diffusione del contagio. In più, va chiarito quale sia il periodo non tanto di incubazione del virus ma quello nel quale una persona, che abbia effettivamente positività al Covid-19, possa trasmetterlo ad altri. Per tutto questo, regna l’incertezza sul modo in cui si ripresenterà la seconda ondata della pandemia, quando succederà e quanto sarà violenta.



Dunque, lo studio attuale serve più che altro per capire in che modo la pandemia da Coronavirus evolverà nei prossimi mesi. Come riporta Internazionale, seguendo questo modello i risultati che ne deriveranno dovranno poi essere incrociati con altri fattori, al fine di avere un quadro il più possibile completo. Tra questi fattori da prendere in considerazione, c’è chiaramente la capacità di un singolo Paese nell’effettuare i test, arrivando dunque a individuare le persone positive e isolare i casi. Non solo: chiaramente si stanno cercando di studiare farmaci innovativi con i quali trattare la malattia, perché questo tema potrebbe essere centrale nella riduzione dei posti che saranno necessari per la terapia intensiva. Anche questo contribuirà a far capire quale sia il momento giusto per ridurre e allentare le misure sanitarie attualmente in atto.

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