Per Massimo Cellino, la stagione di Serie A è finita: l’emergenza Coronavirus è qualcosa che deve avere la precedenza su tutto il resto. In una intervista al Corriere dello Sport il presidente del Brescia ha detto la sua circa la possibile ripresa del campionato, toccando direttamente o meno vari temi in discussione in questi giorni. Parole forti quelle del patron, già alla guida del Cagliari: “Forse qualcuno non si rende ancora conto di quello che sta accadendo, questa è la peste. Un’analogia spaventosa solo a sentirla nominare, ma davvero il clima ricorda quello già raccontato tra gli altri da Alessandro Manzoni (che, non casualmente, è stato più volte citato nell’ultimo mese). Dunque per Cellino la stagione è andata, e non si tratta di capire quando si potrà tornare in campo: bisogna pensare al 2020-2021. Il presidente del Brescia ha anche parlato del taglio degli stipendi, del quale si è discusso e che è già attivo in altri Paesi: “Inevitabile, si è bruciato un terzo del campionato e dunque taglino un terzo degli stipendi”. Non è poi mancata una frecciata a Claudio Lotito, patron della Lazio attualmente seconda in classifica ad un punto dalla Juventus.



CORONAVIRUS SERIE A: CELLINO SU LOTITO

Massimo Cellino, nell’affrontare il tema del Coronavirus in Serie A, si è rivolto a Lotito che vorrebbe riprendere subito gli allenamenti e tornare in campo: “Se vuole lo scudetto se lo prenda, è convinto di avere una squadra imbattibile e allora lasciamogli questa idea”. Ancora una volta dunque le parole di Cellino vertono su quello che è oggi il principale argomento, ovvero debellare il Covid-19; il presidente ha anche affermato che la volontà di fermare il campionato non deriva certo dal fatto che il Brescia sia ultimo in classifica. “Lo siamo perché ce lo meritiamo”, ha detto per sgombrare il campo da possibili dubbi. Cellino ha poi ricordato come nei giorni scorsi avesse convocato gli staff di Fabio Grosso ed Eugenio Corini, ex allenatori delle rondinelle, al centro sportivo per una possibile ripresa degli allenamenti a gruppi di due-tre giocatori per volta. “Nessuno ha mai risposto, abbiamo fatto convocazioni scritte e quando non ci pensavamo già più le cose sono peggiorate”.

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