Quando finirà l’emergenza Coronavirus? Si potrà riprendere a giocare in Serie A? Quando, come e con quale formato? Il discorso riguarda il massimo campionato di calcio – che è quello che prenderemo qui in oggetto – ma a dirla tutta qualunque torneo, che sia basket o pallavolo, che si è interrotto ben prima che la stagione fosse conclusa. Anzi: per questi ultimi due sport, come anche per Serie B o Serie C nel calcio, bisognerebbe anche fare i conti con playoff e playout. Dunque, il punto è questo: partendo dalle parole del ministro Vincenzo Spadafora (che chiederà un prolungamento dello stop agli allenamenti per tutto aprile, e ha già bollato come irrealistica una ripresa all’inizio di maggio), sarebbe conveniente riprendere a giocare? Usiamo questo verbo e non il concetto di giusto o sbagliato, perché oggi è complesso stabilire se chiudere la stagione sarebbe la soluzione consona (facendo dell’altra un errore) o viceversa; e diciamo che no, per chi scrive bisogna chiudere qui. Non solo in Serie A ma anche negli altri campionati al mondo.



Spieghiamo, o quantomeno proviamo ad argomentare. Non ne facciamo un discorso economico – e dunque taglio di stipendi, incassi persi e quant’altro sta nel mucchio – perché si andrebbe incontro ad un approfondimento che meriterebbe un capitolo a parte, e probabilmente rimane parallelo e a oggi ancora secondario. Giusto che le società di Serie A (in particolare quelle quotate in borsa) pensino a come far quadrare i conti come tutte le altre imprese d’Italia e nel mondo che hanno chiuso i battenti; giusto però che in questo momento storico si debba considerare altro. Questo altro sta nei numeri: l’Italia ha circa il 10% di decessi rispetto ai casi di positività accertati, la curva è in calo ma nemmeno troppo, anzi negli ultimi giorni il numero di morti quotidiani è pure aumentato. Così succede in tanti altri Paesi, per esempio la Spagna: al netto di quanto dichiarano Claudio Lotito e Arturo Diaconale, il Covid-19 è ben attivo e la pandemia non si arresta. Nessuno di noi – nemmeno gli esperti, purtroppo – può dire se maggio o giugno siano le date giuste per riprendere: possiamo fare delle ipotesi, e allora proviamo per esempio a individuare domenica 10 maggio come prima domenica utile per riprendere la Serie A.



Domenica 10 maggio, e 12 giornate piene da disputare (ma alcune squadre ne hanno 13): la Serie A terminerebbe il 26 luglio o nella prima settimana di agosto. Si potrebbe giocare in infrasettimanale? Certo che sì, chiudendo tra mercoledì 17 e domenica 21 giugno. Questo però non terrebbe conto di due fattori abbastanza importanti: la Coppa Italia, che per ora coinvolge altre quattro squadre (Inter, Juventus, Milan e Napoli) e le coppe europee con Atalanta, Inter, Juventus, Napoli e Roma ancora coinvolte. Il fatto peraltro che nerazzurri, bianconeri e partenopei abbiano un doppio impegno rende ancora più complesso incrociare il calendario: di fatto si andrebbe comunque a luglio, il che comporterebbe parecchi problemi circa i contratti in scadenza il 30 giugno (ne abbiamo parlato). E’ materia di discussione di questi giorni, ma sarebbe comunque un ostacolo da superare; in più, lo slittamento del campionato a due mesi dalla chiusura originaria aprirebbe tante altre discussioni circa il 2021-2021. Quando inizierebbe? Come? Bisognerebbe giocare più infrasettimanali, creando dissapori tra le società – con quelle impegnate nelle coppe che giocherebbero davvero una volta ogni tre giorni?



Allora, diciamola tutta: chiudere la stagione sarebbe tecnicamente possibile con una serie di accorgimenti, ma sarebbe molto più semplice cancellare tutto. Almeno in Serie A – discorso diverso riguarda il torneo cadetto, ma la Lega guarda caso sta vagliando fortemente la chiusura anticipata. E, aggiungiamo: se bisogna chiudere adesso, tanto vale congelare tutto e non assegnare lo scudetto, valutando le qualificazioni a Champions ed Europa League sulla classifica attuale e così anche regolando le retrocessioni. Qualunque altra soluzione creerebbe malumori e/o decisioni prese in corsa, che inevitabilmente non sarebbero ben viste da una parte o dall’altra. In questo momento, è giusto che le varie società siano impegnate nella ricostruzione del campionato che verrà, e nella lotta al Coronavirus per i mezzi che hanno a disposizione: è stato fatto in tempo di guerra e, purtroppo, il clima che si è venuto a creare in queste settimane somiglia molto a quei terribili ricordi. Sarebbe giusto farlo anche oggi, ma chiaramente la nostra è un’opinione come tante e, lo dicevamo inizialmente, non è questione di giusto o sbagliato ma di buon senso, almeno pare.