Quando si potrà tornare a giocare in Serie A? La decisione ovviamente spetta al… Coronavirus, nel senso che ogni possibile piano di rilancio del campionato (così da portare a termine la stagione) deve sottostare a numeri e curve della pandemia. Per ora, la certezza è una sola: prima di maggio non si riprenderà, è stato ribadito anche questa mattina nell’approfondimento della Gazzetta dello Sport. Con un’anticipazione, ovvero che nel prossimo decreto saranno ancora vietati gli allenamenti delle società sportive fino al 4 maggio. Quella è la data limite, almeno per ora: qualora le varie squadre dovessero riuscire a tornare in campo per lavorare in gruppo, ci sarebbero tre finestre utili per ripartire anche con le partite ufficiali. La prima è quella del 24 maggio, poi avremo il 31 dello stesso mese e infine il 7 giugno: sembra di capire che se entro quest’ultimo giorno non si dovesse riuscire ad essere in campo il campionato sarebbe definitivamente sospeso, anche se all’interno di questa ipotesi resterebbe da chiarire come regolarsi sull’assegnazione dello scudetto e gli altri verdetti.



Per il momento si fatica a districarsi nei meandri delle possibili decisioni che riguardano la Serie A: per ora abbiamo solo due precedenti. In Italia, proprio ieri i due principali campionati di basket sono stati dichiarati conclusi dalla Federazione, che ha anche ufficializzato che nessuno vincerà il titolo. Il che ci porta al secondo esempio: in Belgio, come ormai sappiamo da giorni, la Lega ha chiuso la Jupiler League proclamando il Bruges campione. Immediata la reazione della UEFA: si deciderà il 15 aprile ma intanto la posizione europea è quella di possibili sanzioni – leggi: esclusione dalle coppe – qualora il calcio belga restasse sulle sue posizioni. Chiaro dunque che il problema principale, al netto del Coronavirus e di ogni singolo tema da affrontare, resta quello dell’unità di intenti tra le parti. Ovvero che il Bruges, e le altre qualificate in Europa, accettino l’eventuale penalizzazione da parte della UEFA a costo di salvaguardare la salute dei suoi giocatori: sarebbe un bel gesto, lo sarebbe anche quello della federazione continentale nell’accettare la scelta della sua affiliata ma, purtroppo, non sempre le cose vanno così.



CORONAVIRUS SERIE A: DIVERGENZA DI OPINIONI

Lo abbiamo scoperto anche in certe dichiarazioni di Gabriele Gravina, il presidente della FIGC: il quale ha messo le carte sul tavolo e detto senza fronzoli che il problema di chiudere la stagione in anticipo, al di là delle perdite in Serie C e nelle serie minori (argomento reale, serio e delicato), starebbe nel rischio di passare la prossima annata nelle aule dei tribunali. Ovvero: di fronte a promozioni mancate o quant’altro le varie società presenterebbero ricorso. Giusto? Sbagliato? Non sappiamo, ma il punto è chiaro e ne avevamo già discusso: inevitabilmente, ogni decisione si trascinerà contenti e scontenti, ma prima o poi ci dovrà essere qualcuno in grado di metterci la parola fine accettando che certi attori siano “danneggiati”. Al momento sappiamo che le cose non stanno esattamente così: solo guardando alla Serie A il piano di lavoro è conflittuale tra chi (Claudio Lotito) spinge per ripartire subito (e il Napoli sembra essere su questa linea) e chi (Massimo Cellino, Urbano Cairo e altri) ha già detto che il campionato è finito e a costo di preservare la salute sarà disposto a perdere a tavolino non schierando la squadra. Su queste premesse, ci prepariamo a settimane delicatissime e piene di tensione.



CORONAVIRUS SERIE A: POLEMICHE E COMPLOTTI

Un altro esempio? La proposta di abolire il Var per le ultime giornate: lo ha detto a mezza bocca Marcello Nicchi ed è ovvio che la tecnologia non verrebbe tolta “per vedere l’effetto che fa”, ma solo perché non sarebbero garantite le norme di distanziamento tra gli addetti al video. Apriti cielo: sul web è già scoppiata la tempesta perfetta, fatta di accuse di combine e quant’altro. Su questo ci schieriamo a favore: non sul complotto, ma sulla tesi che non si possa in alcun modo pensare di aver giocato 26 giornate con il Var e poi eliminarlo, sia pure per necessità, nelle restanti 12. Argomento più ampio che riguarda il fatto che la nostra Serie A, e tutti gli altri campionati interrotti, siano comunque “falsati”: lo sarebbero ripartendo a maggio per chiudere a luglio (dovendo giocare anche ogni 2-3 giorni), lo sarebbero non ripartendo ora e assegnando comunque lo scudetto (il discorso di cui sopra riguardo gli scontenti), lo sarebbero giocando a porte chiuse (questo sembra un altro punto fermo) non avendolo fatto fino all’inizio di marzo. Sembra un circolo vizioso ma è effettivamente così.

Noi allora auspichiamo che una decisione definitiva arrivi subito, ma non solo: come già dicevamo giorni fa, la posizione di chi scrive è che i campionati si fermino. Che poi i trofei vengano ufficializzati o meno è puramente secondario, non è questo il tema; della possibilità di riprendere la Serie A si discute da metà marzo, è passato quasi un mese e ogni volta la data viene spostata più avanti. A volte arrendersi di fronte alla realtà dei fatti sarebbe l’ideale, anche mantenendo ferma la voglia di ripartire e mostrare al mondo di aver vinto: una cosa non esclude l’altra. Tutti noi speriamo che presto o tardi le squadre di calcio, basket e tutti gli altri sportivi al mondo possano riprendere la loro attività, ma oggi – parere personale, ma non solo – non ci sono i presupposti per farlo.