Il piano B per la Serie A in tempo di Coronavirus? Chiudere tutto. Lo ha detto Giovanni Malagò, come si legge sulla Gazzetta dello Sport: forse per la prima volta da quando la pandemia ha fermato il campionato, gli alti vertici dello sport italiano ventilano seriamente l’ipotesi di non portare a termine la stagione e cominciare a pensare alla prossima. Svolta epocale? Non ci spingiamo a tanto, ma evidentemente il “modello olandese” ha fatto breccia: come abbiamo riportato la KNVB, federcalcio orange, ha decretato ufficialmente la conclusione della Eredivisie non assegnando il titolo, e confermando per le coppe europee le posizioni al momento dello stop. Naturalmente c’è chi ha espresso parere contrario ed è pronto a dare battaglia (l’Utrecht ha già annunciato ricorso per poter giocarsi il posto in Europa League) ma intanto la decisione è arrivata. Nel nostro Paese la FIGC ha sempre spinto per la ripresa della stagione, ma l’ultima conferenza stampa di Giuseppe Conte ha di fatto lasciato le cose come stavano e, di conseguenza, bisogna ora iniziare a decidere qualche alternativa.



Gli allenamenti di gruppo non potranno riprendere prima del 18 maggio: la Fase 2 nel calcio non è ancora iniziata, eventualmente i calciatori potrebbero allenarsi in solitaria al parco o in spazi aperti ma questo chiaramente non sposta il problema, anche perché – si legge – questo difficilmente succederebbe. Si tratta di fare qualche conto: tornare ad allenarsi regolarmente fra tre settimane significherebbe non tornare in campo prima di metà giugno. A quel punto, ammettendo di giocare ufficialmente il 10 (mercoledì) ci sarebbero 12-13 giornate da comprimere nello spazio di un mese e mezzo per “accontentare” la Uefa e permettere di concludere le coppe europee: i margini ci sarebbero ma è sarebbe un tour de force non indifferente, tra rischi di infortuni e, soprattutto, 4 squadre che dovrebbero giocare in Coppa Italia (almeno una partita, due in caso di qualificazione alla finale) e tre di loro, più Atalanta e Roma, impegnate in Champions ed Europa League con la prospettiva di altre gare ogni 72 ore, in pieno agosto.



CORONAVIRUS SERIE A: CALENDARIO STRETTISSIMO

Prendiamo ad esempio il caso dell’Inter: i nerazzurri devono recuperare una partita di Serie A rispetto a chi ha giocato tutte quelle disponibili, dunque sono 13. In più i ragazzi di Antonio Conte dovranno affrontare la Coppa Italia, e l’Europa League della quale devono ancora disputare l’andata degli ottavi: qualora arrivasse in fondo in tutte le competizioni, l’Inter si troverebbe a dover giocare la bellezza di 22 partite nello spazio di 78 giorni (il 26 agosto è programmata la finale di Europa League). Davvero troppo, per cui le soluzioni percorribili sono due: anticipare la ripresa ufficiale rispetto agli allenamenti – ma le società dovrebbero essere d’accordo, in prima istanza – e aumentare il rischio di infortuni, oppure fermarsi e ragionare sul 2020-2021. Anche perché, scrive la Gazzetta dello Sport, resta aperta la disputa sul protocollo qualora si riscontrassero altri casi di positività al Coronavirus, che sia durante gli allenamenti o a calendario ufficiale in corso. Insomma, un problema che a questo punto va concretamente affrontato senza più perdere tempo, alla luce delle informazioni disponibili.



Intanto Claudio Lotito è tornato a parlare, dichiarando (sempre alla Gazzetta) che la sua Lazio è pronta a tornare in campo contro i suoi interessi: “Siamo già qualificati in Champions League e, non giocando, risparmierei 4 mesi di stipendio” ha detto il presidente biancoceleste, che non rinuncia all’idea di vincere lo scudetto ma ha lanciato una proposta alternativa, dichiarandosi disponibile a disputare uno spareggio con la Juventus (prima in classifica con un punto sulla Lazio) per assegnare il titolo in Serie A. Idea suggestiva, ma difficile che venga presa in considerazione: a questo punto sarebbe davvero molto meglio lasciare vuoto lo spazio riservato alla squadra campione d’Italia, visto tutto quello che è successo e nell’eventuale impossibilità di stabilire un criterio oggettivo e “precedente” che permetta di cucire il tricolore su una specifica maglia. Staremo a vedere, ma ci auguriamo che davvero qualcosa di ufficiale sia nell’aria.