Girolamo Sirchia di epidemie ne capisce qualcosa. L’ex ministro della salute, infatti, affrontò l’emergenza Sars nel 2003 in maniera impeccabile, e quasi nessuno si ammalò in Italia. Oggi, ad 86 anni, è ancora in prima fila per la salute pubblica e la sanità, presidente dell’Associazione di donatori Amici dell’Ospedale Policlinico fondata da lui stesso 46 anni fa. «Io arrivavo dagli ospedali, conoscevo la vita e la sofferenza – racconta l’ex ministro ai microfoni di Libero – l’Italia invece, ma direi tutta l’Europa, negli ultimi anni si è messa in mano a dei guru, spesso al servizio della grande finanza internazionale e delle banche, che hanno imposto al Paese un Mes da 120 miliardi come contributo a un Fondo Salva-Stati, che è in realtà un fondo di salvataggio delle banche franco-tedesche. Purtroppo abbiamo subito l’influenza negativa di alcuni economisti – aggiunge – che sono intelligenze importanti ma pericolose: vivono di slogan e formule ma sono lontani dalla realtà e dalla società».



CORONAVIRUS, SIRCHIA: “AVVALLATTE DISASTROSE STRATEGIE ECONOMICHE DELL’UE”

Sirchia punta quindi il dito nei confronti dell’Unione Europea: «Quasi tutti i governi italiani degli ultimi anni hanno avallato le disastrose strategie economiche globaliste della Ue per incapacità e debolezza. Erano e sono esecutivi con scarso consenso popolare, minacciati da continui rating negativi e dallo spread. È ora di finirla, dobbiamo mandare al governo uomini capaci e non manichini disponibili a firmare ogni compromesso». Sirchia ne ha anche per l’attuale situazione politica italiana, a suo modo di vedere, non all’altezza della situazione: «La cattiva politica ha ammazzato la sanità pubblica italiana e sta ammazzando tutta l’economia del Paese. I tagli sono figli della spending-review, che i nostri politici si sono bevuti per ottenere il plauso dei globalisti. Il risultato è che non abbiamo sostituito i medici che andavano in pensione e per anni non abbiamo rimpiazzato i primari perché costava troppo e trasformavamo i vice in facenti funzione. Ci ritroviamo con macchinari vetusti e non assumiamo più infermieri, noleggiamo quelli delle cooperative, che ti mandano gente volenterosa ma che non parla neppure l’italiano». Analizzando più nel dettaglio l’epidemia di coronavirus delle ultime settimane, Sirchia (come molti altri del resto), è convinto che vi sia stata una comunicazione sbaglia: «La comunicazione è stata pessima. Quando arrivò la Sars, io ero il ministro e facevo una conferenza stampa al giorno. Come governo, abbiamo pagato la Rai per avere degli spazi informativi in cui io parlavo alla nazione. Certo, io ero un medico affermato e quindi trasmettevo autorevolezza. Oggi il ministero della Salute non si è fatto sentire. Andava in tv Conte con il maglioncino, ma lui è lo stesso che tre settimane fa aveva parlato di allarmismo bocciando la proposta dei governatori leghisti di mettere in quarantena chi arrivava dalla Cina e che ha accusato l’Ospedale di Codogno di non aver rispettato le direttive».

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