Nuovo bollettino sull’emergenza coronavirus in Spagna: il bilancio è salito a 25.613 morti e 219.329 casi positivi. Rispetto a ieri sono stati registrati 867 contagiati e 185 decessi: per il terzo giorno consecutivo, dunque, il numero delle vittime resta sotto quota 200. Il ministero della Sanità ha inoltre reso noto che il totale dei guariti è salito a 123 mila unità. Il Governo ha annunciato l’estensione dello stato di allarme, il ministro della Salute ha evidenziato in conferenza stampa che «all’inizio del lockdown il tasso era del 35%, oggi è del 0,40%».
Salvador Illa si è inoltre soffermato sulla situazione nelle case di cura spagnole: «Le case di cura sono di responsabilità delle comunità autonome e, per quanto ne sappiamo, stanno rispettando i provvedimenti, stanno procedendo in modo molto sostanziale. Per quanto riguarda i dati che ci hanno fornito, li renderemo pubblici dopo averli analizzati con cura e attenzione». (Aggiornamento di MB)
CORONAVIRUS SPAGNA, I DATI DEL 4 MAGGIO
La nuova normalità della Spagna non può fare a meno di tenere conto dei 25.428 decessi registrati dall’inizio dell’epidemia di coronavirus. Con oltre 218mila casi confermati e 121mila guarigioni, il Paese guidato dal premier Sanchez, però, non può limitarsi a gestire esclusivamente l’emergenza sanitaria: quella economica e sociale, infatti, sta già bussando alla porta, rischiando di sfondarla. Come riportato dal quotidiano El Paìs, infatti, marzo e aprile, due dei migliori mesi per il mercato del lavoro spagnolo in circostanze normali, si sono trasformati in un incubo. In questi due mesi di lockdown la disoccupazione registrata è aumentata di quasi 600.000 persone (poco più di 300.000 a marzo e 282.291 ad aprile) e porta il totale a 3,89 milioni di disoccupati nel Paese iberico. Numeri che arrivano nel giorno in cui il premier Sanchez incontrerà il Consiglio dei ministri per richiedere formalmente la quarta proroga dello stato di allarme, per altri 15 giorni.
CORONAVIRUS SPAGNA: BOOM DI DISOCCUPATI E DIVISIONI SULLA PROROGA DELLO STATO D’EMERGENZA
Al momento la volontà del primo ministro di estendere lo stato d’allarme non sembra trovare consensi nell’arco parlamentare iberico. Il leader del Partito Popolare, il centrodestra spagnolo, Pablo Casado, ha detto che un’estensione dello stato d’emergenza “non ha alcun senso”. Dello stesso avviso anche il sindaco di Madrid, il centro più colpito dell’epidemia. Il primo cittadino José Luis Martínez-Almeida, ha sostenuto che “non esistono circostanze per votare a favore dello stato di allarme” e “ci sono alcune regole su cui può basarsi un governo, come la legge di emergenza sanitaria, che consentono opzioni per evitare nuove infezioni”. Anche il presidente di Ciudadanos, Inés Arrimadas, ha dichiarato: “Nei prossimi mesi dovremo continuare ad adottare misure, ma devono essere concordate. Un governo serio deve prima parlare all’opposizione, riconoscere gli errori ed essere pronto a partire”. Contrario anche Vox, il partito di estrema destra. L’esecutivo necessita del sostegno di una maggioranza semplice del Congresso dei deputati affinché la misura abbia successo.