Secondo gli ultimi dati, comincia a diminuire in Spagna il numero dei contagi, pur gradualmente, così come quello dei morti per coronavirus. Negli ultimi giorni ha iniziato a ridursi anche la saturazione degli ospedali e non potremo mai ringraziare adeguatamente i servizi sanitari per lo sforzo di queste settimane.

Di conseguenza, cominciano pure le scommesse su quando inizierà a diminuire la durezza dell’attuale isolamento. Infatti, nella conferenza stampa dello scorso fine settimana, il Presidente del governo, Pedro Sánchez, ha già accennato a uno studio in corso su come dar inizio al “giorno dopo”, ristabilendo gradualmente le attività sociali ed economiche. In ogni caso, è pronto a suonare le campane a festa.  



Avrà comunque tempo per chiedersi se la gestione del Governo è stata adeguata, anche se è giusto riconoscere che una simile situazione supera le capacità di qualunque esecutivo e sistema sanitario. Tuttavia, la sua gestione è sempre stata discussa da diverse parti, incluso l’ultimo scandalo, quando alcuni importanti giornali spagnoli (El Mundo, ABC, La Razón…) si sono rifiutati di partecipare alla sua conferenza stampa, affermando che invece di essere un’occasione per dar conto della situazione si è trasformata in un meeting del Presidente con domande preselezionate. Alla fine il Governo ha ceduto, dando la possibilità di fare domande in diretta tramite videoconferenza, con anche la riproposizione di domande.



Un altro argomento che in questi giorni riempie i talk show è quello delle nuove sfide di fronte al futuro. Come cambierà questa crisi il nostro rapporto con il lavoro? È probabile che il lavoro da casa di questo periodo ci abbia mostrato una potenzialità con l’attuale tecnologia che potrà offrirci nuovi paradigmi. Forse abbiamo scoperto un potenziale che non abbiamo ancora voluto esplorare

Come cambierà le nostre relazioni personali? Se passiamo più tempo nel lavoro da remoto, c’è il pericolo che si perdano le relazioni personali? È senza dubbio un rischio, ma anche un’occasione di maggiore autenticità. Infatti, mai abbiamo avuto finora questo sguardo di stima per il vicino sconosciuto, proprio ora che non siamo fisicamente vicini, quando ci affacciamo sul balcone per l’ora degli applausi. L’ho capito meglio quando, la scorsa settimana, sono uscito per fare la spesa per quelli della mia casa e per una vicina e ho incontrato un conoscente. Gli ho chiesto: come stai? Mi ha risposto che prima ci chiedevamo ” come stai?” come un segno di cortesia, quasi come una domanda formale e banale. “Come stai?” ora non è più banale: senza avvicinarci fisicamente, ora ci stiamo abbracciando.



Questa Domenica delle Palme, papa Francesco ha lanciato un messaggio provocatorio diretto soprattutto ai giovani, ma valido per tutti. “Guardate ai veri eroi che escono alla luce in questi giorni. Non sono quelli che hanno fama, soldi o successo, sono quelli che offrono se stessi per servire gli altri.” È ciò che ha intuito il giornalista Pedro Cuartango, che in un articolo su ABC ha scritto: ” Sono isolato in un’abitazione piena di libri e dischi, ma la mia reclusione, che nei primi giorni mi sembrava gradevole, si è trasformata in un tormento. La devastazione che ci circonda tutti è insopportabile. Invidio coloro che fanno qualcosa per gli altri.”

Però, cosa possiamo fare da casa noi costretti a vivere confinati? Inizio a intuire che la vita diventa vera quando il momento banale del gioco con i tuoi figli piccoli si trasforma in qualcosa di sacro o quando ti rivolgi al vicino che non ha grandi necessità materiali, ma che vive solo e si commuove per essere preso in considerazione, e la domanda “Come stai?” cessa di essere formale. In effetti, la vita è fatta per essere data anche nella semplicità del quotidiano.

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