Mentre l’emergenza Coronavirus si fa sempre più grave e l’Italia, dopo i primi due casi ufficialmente accertati a Roma dichiara lo stop dei voli tra il nostro Paese e la Cina, uno studio che viene dagli Stati Uniti mette sotto accusa nuovamente il Governo di Pechino: l’amministrazione-partito guidata da Xi Jinping, come se non bastassero le critiche a livello internazionale di coloro che sostengono che la diffusione del nuovo virus non è stata gestita bene e gli “outlook” preoccupanti sulle ricadute per l’economia del Dragone, è infatti accusata di aver tardato a dare la conferma dell’inizio della diffusione del ceppo stesso. Insomma lo studio realizzato da una équipe di ricercatori statunitensi e apparsa sul “New England Journal of Medicine”, prestigiosa rivista del settore, sostiene che i resoconti iniziali del governo cinese non sarebbero esatti e che il virus che ha messo in ginocchio la metropoli di Wuhan in realtà aveva già cominciato a propagarsi dall’inizio dello scorso dicembre. Certo, al momento si tratta di un’ipotesi che andrebbe verificata ma se dovesse avere un fondamento aprirebbe scenari foschi implicando il fatto che molte persone che hanno contratto la malattia avrebbero viaggiato liberamente per il Paese asiatico e nel mondo senza che le autorità internazionali fossero ancora al corrente del possibile rischio pandemia.



CORONAVIRUS, UNO STUDIO USA SMENTISCE IL GOVERNO CINESE

La ricerca di cui sopra tuttavia si è dovuta basare purtroppo su un numero limitato di casi, ovvero i primi 425 episodi di contagio effettivamente confermati in quel di Wuhan: tuttavia pare appunto che la trasmissione del virus tra esseri umani sia cominciata a partire dalla seconda metà dell’ultimo mese dell’anno scorso e come prova di ciò si porta un dato, ovvero quello secondo cui alcuni operatori della metropoli cinese avrebbero contratto il virus nei primi dieci giorni del 2020, dando dunque ragione a coloro che sostengono si sia trattato di una trasmissione diretta del virus. Se questo studio dovesse essere confermato getterebbe delle ombre sulle autorità sanitarie di Wuhan e forse sullo stesso governo di Pechino, secondo i quali invece ancora attorno alla metà di questo mese sostenevano che non vi fossero evidenze circa la possibilità di un contagio del Coronavirus tra gli esseri umani. Inoltre secondo lo studio solo il 55% dei casi di infezione confermati prima dell’1 gennaio sarebbero collegati al famigerato mercato ittico di Wuhan, ritenuto il focolaio più probabile: di conseguenza quasi la metà delle persone infettate avrebbero contratto il virus in un altro luogo. E la domanda purtroppo senza risposta e che però potrebbe aiutare a svelare il mistero e a contenere meglio la diffusione del ceppo a questo punto è: quale?

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