Certamente andrà tutto bene. Ma per farlo andare meglio bisogna predisporre strumenti calibrati per il caso peggiore di impatto economico dell’emergenza sanitaria allo scopo di evitarlo. Per esempio, la Germania ha annunciato eventuali stanziamenti per ben 550 miliardi, di più se necessario, e che perfino è pronta a nazionalizzare le grandi imprese in crisi perché il suo Governo si sta preparando all’ipotesi di una ripresa troppo lenta dell’export dal quale dipende circa il 52% del Pil e la maggioranza dell’occupazione. Se l’Italia, che dipende dall’export per circa il 40% del Pil e nella quale il turismo vale il 13% del Pil stesso e il 12% dell’occupazione, si preparasse come la Germania, allora dovrebbe predisporre, facendo le proporzioni, almeno 150-200 miliardi di interventi straordinari.



Ora ne sono stati stanziati qualche decina perché l’annuncio di una cifra superiore accenderebbe dubbi sulla capacità di ripagare il già enorme debito, dubbi visibili nell’andamento dello “spread”, creando una catena di conseguenze che finirebbe con la crisi bancaria e la depressione, mentre la Germania è in condizioni di finanza pubblica tali da poterlo dire e fare. Con mezzi propri?



Berlino ritiene di sì (sbagliando) mentre l’Italia certamente no: ha bisogno che la Bce diventi garante del suo debito, cosa al momento vietata dallo statuto. Poiché anche la maggioranza delle euronazioni ha lo stesso bisogno, si profila uno scontro tra queste e Germania, con altri rigoristi, sul tema di completare la Bce dandole la missione di prestatore illimitato di ultima istanza. Ciò spiega perché Lagarde, su suggerimento tedesco, ha voluto dire che non è compito della Bce intervenire sugli “spread” e anche perché è stata subito “commissariata” e costretta a dire il contrario. La Commissione ha mollato tutti i vincoli di rigore sia per necessità, sia per ridurre la pressione sulla Bce. Ma se le nazioni ora possono fare più deficit per finanziare misure economiche d’emergenza, chi poi garantirà il debito insostenibile di molte?



Bisognerebbe rifare tutta l’architettura dell’Ue e dell’Eurozona. Complicato. Possiamo sperare in uno scenario migliore che non richieda le contromisure massive contro quello peggiore? Sì: ripresa globale pur lenta a partire dall’estate, in Europa a maggio, in Italia un po’ prima e rimbalzo per tutti nel 2021. Ma anche in tal caso servirà una Bce più completa, questo il punto.

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