Mentre l’NHS, il National Health Service britannico, ha da poco aggiornato purtroppo il conteggio delle vittime da Covid-19 (+758 decessi nelle ultime ore che porta quindi i morti a 5655), l’attenzione dei media è tutta sulle condizioni del premier Boris Johnson, ricoverato ieri in Terapia Intensiva. A proposito del Primo Ministro tuttavia fino ad ora l’ufficio stampa di Downing Street non ha dato una risposta chiara, assicurando però che il leader dei Tories si troverebbe in condizioni stabili e al momento non necessita nemmeno di un supporto medico per respirare. “Boris Johnson non ha la polmonite come affermato da alcuni mezzi di stampa” ha fatto anzi sapere uno dei portavoce del premier UK, senza però fornire ulteriori aggiornamenti e rimandando l’appuntamento probabilmente al prossimo bollettino che verrà diramato sulle condizioni di Johnson. Per quanto riguarda invece i numeri della pandemia, al momento il totale dei casi è di 51mila contagiati, anche se il dato che preoccupa è quello fornito da una Università statunitense di Washington che ha fatto una previsione del possibile numero di decessi alla fine dell’emergenza, stimandolo attorno alle 66mila vittime totali. (agg. di R. G. Flore)
CORONAVIRUS UK, BORIS JOHNSON IN CONDIZIONI STABILI: “NON HA LA POLMONITE”
Aggiornamenti negativi dal Regno Unito, dove un altro esponente del governo Johnson, leggasi il ministro Michael Gove, è a rischio coronavirus. Curioso come sia stato proprio Gove a dare notizie nelle scorse ore circa lo stato di salute di Boris Johnson (attualmente ricoverato presso una clinica londinese). Gove è il numero tre della compagine nonché il ministro dell’Ufficio di Gabinetto, e attualmente sarebbe in auto-isolamento casalingo, in via precauzionale, non essendo risultato positivo ma semplicemente perchè un suo famigliare avrebbe manifestato dei sintomi compatibili con l’epidemia da covid-19. In Gran Bretagna la situazione è quindi decisamente delicata, ed evidentemente “l’inattivismo” dei primi tempi, appena l’epidemia avanzava, (leggasi la famosa immunità di gregge), potrebbe aver creato danni importanti. Sono attese novità per tutta la giornata. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
CORONAVIRUS UK: 5373 MORTI, 51.608 CASI
Nel Regno Unito, al di là del bilancio connesso all’epidemia di Coronavirus che, drammaticamente, si aggiorna di giorno in giorno (5373 morti e 51.608 casi confermati), viene vissuta con apprensione in queste ore la vicenda del trasferimento in terapia intensiva del primo ministro Boris Johnson, le cui condizioni di salute connesse alla positività al Covid-19 sarebbero peggiorate. “Nel corso del primo pomeriggio di lunedì 6 aprile 2020, su consiglio del suo team medico, il premier è stato trasferito nell’unità di terapia intensiva dell’ospedale”, ha riferito un portavoce di Downing Street. Johnson, secondo alcune fonti locali, sarebbe cosciente e non avrebbe ancora fortunatamente avuto bisogno della ventilazione assistita. In queste ore, peraltro, una ventata di messaggi di solidarietà nei suoi confronti ha invaso gli spazi telematici dei social network, a cominciare dagli altri Capi di Stato, su tutti Emmanuel Macron, che hanno augurato a Boris Johnson una pronta guarigione, coniugata a un suo rapido ritorno al timone del Regno Unito.
CORONAVIRUS UK: ANCORA POCHI TEST RISPETTO AGLI ALTRI PAESI
Il numero di morti nel Regno Unito, superiore a 5mila, è uno dei più alti al mondo. Il Governo sta operando alacremente per implementare test diffusi, i quali rivestiranno un ruolo chiave nell’analisi della sua diffusione nella nazione. Nelle ultime settimane, la maggior parte dei test è stata riservata a pazienti gravemente malati in ospedale e, attualmente, vengono effettuati più di 10mila tamponi al giorno, ma il governo si è impegnato ad aumentarne il numero. Come riferisce la BBC, il segretario alla Sanità Matt Hancock ha fissato un nuovo obiettivo di 100mila test al giorno entro la fine di aprile – un grande salto rispetto al precedente obiettivo di 25mila test al giorno per il 15 del mese corrente. In tal senso, il Regno Unito è in qualche modo indietro rispetto agli altri Stati; la Corea del Sud, ad esempio, è stata in grado di effettuare test molto più estesi, in quanto, nonostante abbia una popolazione leggermente inferiore rispetto allo UK, conta il doppio dei laboratori e circa due volte e mezzo la capacità di test settimanale.