LONDRA – L’approccio soft di Boris Johnson sulla pandemia di coronavirus nel Regno Unito è durato poco. Finalmente arrivano le misure restrittive già viste in altri paesi. Con qualche differenza. In primis le scuole, che qui resteranno aperte.

Sotto pressione per le critiche di questi giorni e dopo 55 decessi, il premier in conferenza stampa televisiva ha usato toni diversi nell’esporre i motivi delle sue scelte. Non proprio un’inversione ad U, piuttosto un’evoluzione della strategia.



Tre i punti fondamentali. 1) Tutti ora dovranno evitare contatti sociali con altri e viaggi non necessari. Questo significa che vanno evitati teatri, pub, ristoranti, mezzi di trasporto pubblico e raduni di massa. Tutti coloro che possono lavorare da casa devono cominciare a farlo. 2) Auto-isolamento per 14 giorni di tutta la famiglia se anche un membro soltanto presenta sintomi dell’infezione da coronavirus (tosse o febbre). 3) Auto-isolamento – in vigore dal prossimo weekend – per 12 settimane di tutte le categorie a rischio anche se in buona salute, quindi anziani sopra i 70 anni, donne incinte (non si sa abbastanza sulla trasmissione dell’infezione al feto) e adulti con problemi di salute.



Le scuole resteranno aperte per ora. Non ci sono prove che la loro chiusura sia una misura efficace nel contenere la diffusione del virus. Ma, ha sottolineato il premier, si tratta di un provvedimento che potrebbe essere rivisto in qualsiasi momento. Non è stato dichiarato lo stato d’emergenza. Le misure restrittive sono – al momento – su base volontaria. Non sono previste multe o conseguenze penali per coloro che trasgrediscono. Johnson ha detto di aspettarsi una risposta responsabile da una democrazia matura. Sarà interessante vedere come risponderà la nazione. Se la gente non rispetterà le direttive, il governo dovrà prendere provvedimenti (l’esercito è in standby).



Con la lunga quarantena richiesta ad anziani e persone vulnerabili, il governo spera di ridurre il numero di ricoveri in gravi condizioni che porterebbe al collasso il sistema sanitario nazionale (Nhs). Se infatti questi ricoveri fossero migliaia nello stesso momento, non ci sarebbero abbastanza ventilatori.

Il ministro della Salute, Matt Hancock, intervenuto nel weekend sia su Sky News che sulla Bbc, ha detto che la Nhs ha 5.000 ventilatori ma sarà necessario acquisirne molti di più. Il governo sta chiedendo alle imprese manifatturiere che possono farlo di convertire la loro produzione. Non saranno sufficienti nemmeno i posti letto e si sta pensando di trasformare gli alberghi in ospedali. Come durante la guerra.

Non è affatto scontato che un’azienda riesca a produrre ventilatori in tempi brevi. Un medico tedesco spiegava qualche giorno fa in televisione che in questo momento tutti li stanno comprando, che la domanda è altissima e pare che la componentistica – fabbricata in Cina e in India – cominci a scarseggiare. Poi il prodotto va certificato e i tempi si allungano.

La Nhs si sta preparando ad affrontare una situazione senza precedenti ma paga lo scotto di un decennio di tagli dei fondi da parte dei vari governi conservatori. I letti di terapia intensiva, negli ospedali, sono un quarto di quelli che ha la Germania e circa la metà di quelli che ha l’Italia. Mancano posti letto, apparecchiature, mascherine e tute protettive per il personale medico.

“È una farsa, siamo poco preparati e non siamo adeguatamente equipaggiati ma continuano a rassicurarci che è tutto sotto controllo”, mi ha detto una professionista che lavora da diversi anni in prima linea nella Nhs e che vuole restare anonima. Per anni, spiega, nella Nhs sono state fatte scelte mettendo davanti a tutto il criterio del denaro. Il parere di chi lavora in prima linea non viene preso in considerazione.

L’ospedale dove lavora, in una zona ricca del sud di Londra, con molti abitanti anziani, ha pochissime tute protettive. E scarseggiano mascherine adeguate. “Abbiamo testato le mascherine a nostra disposizione ma la metà non ha superato il test”. Il personale sanitario ha paura di contrarre il virus. Non ci sono camere dove isolare i pazienti con gravi problemi respiratori, si stanno convertendo le poche singole per pazienti normali (la maggior parte sono camere a quattro letti).

Il problema del contagio di medici e infermieri preoccupa molto anche il responsabile della British Medical Association, il dottor Chaand Nagpaul, che a Sky ha detto che vanno protetti perché se non possono lavorare diventa un problema di mancanza di personale di fronte all’emergenza.

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