LONDRA – L’eroe degli inglesi si chiama Captain Tom Moore. Tra una decina di giorni, il 30 aprile, questo veterano della seconda guerra mondiale originario del West Yorkshire, festeggerà 100 anni. Ma non è questo che lo ha reso popolare: il capitano Moore, recentemente operato all’anca e curato di un cancro alla pelle, ha lanciato una raccolta fondi per aiutare medici e infermieri che è andata ben oltre l’iniziale obiettivo di raccogliere 1000 sterline.
Impegnandosi a camminare – con l’aiuto di un deambulatore – su e giù intorno al giardino di casa, fino a raggiungere un totale di 2,5 kilometri prima del suo compleanno, il 99enne ha raccolto più di 23 milioni di sterline per la sanità.
Così, in un paese che deve fare i conti con un numero spaventoso di decessi giornalieri per coronavirus (tra i 700 e i 900), disperatamente in cerca di buone notizie, Captain Moore è diventato un simbolo di iniziativa, generosità, determinazione e tenacia.
La sua storia ci ha portato una ventata di ottimismo e speranza in un momento particolarmente duro per la Gran Bretagna, tra case di riposo devastate dall’epidemia di coronavirus, personale ospedaliero a corto di protezioni per evitare di prendere il virus ma anche di passarlo ai pazienti, migliaia di posti di lavoro già persi e altri a rischio.
Purtroppo anche qui, come in altri paesi europei, le strutture che ospitano le persone più vulnerabili per età e condizioni di salute sembrano le più colpite sotto diversi punti di vista. Il personale delle case di riposo è a corto di protezioni. Ultimo a ricevere aiuti, dopo gli ospedali, per settimane si è dovuto arrangiare come ha potuto. Una giovane di 26 anni, madre di una bambina di tre anni, è morta dopo aver contratto il virus. Lavorava in una casa per anziani di Enfield, nord di Londra. Gli anziani ospiti di queste strutture vengono assistiti al meglio, ma non hanno accesso all’ossigeno o ai ventilatori. Il contagio in queste strutture avanza con facilità e si teme che il numero di decessi per sospetto coronavirus sia intorno ai 7.500, secondo le ultime stime di Care England, ente rappresentativo delle case di riposo. Decessi che non risultano nel conteggio ufficiale del governo, che ormai ha superato i 14.500 morti.
Poi c’è il problema della distribuzione dei dispositivi di protezione personale agli ospedali (mascherine adeguate, guanti, tute, protezioni per viso e occhi). A quanto pare non sarebbe tanto un problema di disponibilità, quanto di logistica e distribuzione capillare. Non tutte le strutture hanno ricevuto quello che serve. Allarmante la richiesta fatta a medici e infermieri in Inghilterra qualche giorno fa di riutilizzare i grembiuli impermeabili (anziché buttarli) nel trattare con pazienti Covid-19 perché si teme che le scorte stiano finendo. Il governo ha poi corretto il tiro, annunciando l’arrivo di un rifornimento di 400mila grembiuli sanitari dalla Turchia.
Quanto ai posti di lavoro, siamo passati dalla piena occupazione a quasi un milione di richieste di sussidi di disoccupazione dall’inizio del lockdown. La perdita di posti di lavoro, specie nel commercio al dettaglio, nei trasporti, nel settore turistico, nei servizi, avanza rapidissima. Non si era vista una cosa del genere nemmeno dopo la crisi finanziaria globale del 2008-2009. Malgrado il sostegno promesso dal governo ai business che non licenziano i lavoratori, per molti è impossibile continuare a far quadrare i conti.
Ma il lockdown è stato esteso. Inevitabilmente, salteranno altri posti di lavoro.