Come previsto è stata superata quota 110mila vittime negli Usa a causa dell’epidemia di coronavirus. Stando agli ultimi aggiornamenti forniti dalla mappa della Johns Hopkins University, i morti sono in totale 110.514 a esattamente 100 giorni dal primo caso di covid oltre oceano. 723 i decessi nelle ultime 24 ore, in linea con i dati della precedente rilevazione, che raccontavano di 749 vittime. Sale nel contempo anche il bilancio degli infetti, ad oggi, 1.942.363, mentre le persone guarite sono al momento circa 500mila. E dopo più di due mesi di lockdown New York inizia finalmente a rivedere la luce in fondo al tunnel. Come sottolineato dai colleghi di SkyTg24.it, la città della Grande Mela ha riaperto, e da oggi 400mila persone torneranno a lavorare nelle 16mila attività commerciali presenti, e nelle 3.700 manifatture. La città forse più famosa al mondo è stata l’epicentro della pandemia di coronavirus negli Stati Uniti, ma il peggio sembrerebbe essere passato, e il sindaco Bill de Blasio ha confermato che la situazione sembrerebbe essere ormai rientrata nei parametri fissati per la fase della ripartenza.
CORONAVIRUS USA, A NEW YORK 21MILA VITTIME DA INIZIO PANDEMIA
New York ha comunque pagato un conto salatissimo, con circa 21mila vittime, e ben 211mila casi da febbraio ad oggi, numeri ben più gravosi del bilancio della pandemia di intere nazioni europee. La situazione resta comunque molto attenzionata oltre oceano in quanto sono ancora in corsa le proteste a seguito dell’ucciso di George Floyd, il 46enne afroamericano ammazzato dalla polizia durante un arresto. Numerosi gli assembramenti che si stanno creando in questi giorni in varie città degli States, con il rischio di propagare ulteriormente il virus fra i partecipanti nonché loro famigliari, amici, colleghi di lavoro e sconosciuti. Da segnalare infine un aumento preoccupante di persone ricoverate in ospedale per aver fatto gargarismi con candeggina, o disinfettato gli alimenti. Secondo un sondaggio del Cd circa un terzo del campione interpellato ha fatto ricorso a delle “cure” rischiose per la salute, fra cui appunto le due pratiche elencate sopra.