Il Coronavirus colpisce forte negli Stati Uniti e l’Independent ha indagato la situazione nella Bible Belt, una grande area che corrisponde approssimamente agli Usa sud-orientali, dove è fortissima l’influenza delle religioni protestanti, in particolare del movimento evangelico, caratterizzato da un gran numero di gruppi, spesso piccoli ma molto radicati.



Sono infatti dozzine i pastori e i predicatori morti, forse anche perché molti di questi gruppi almeno inizialmente avevano ignorato le norme di sicurezza. Ad esempio, una trentina di leader del più grande gruppo Pentecostale afroamericano sono morti e questo gruppo era stato uno di quelli che avevano ignorato il divieto di assembramento.



Vietato generalizzare: anche la grande maggioranza di questi gruppi protestanti in realtà ha rispettato le regole, favorendo la preghiera in casa e trasmettendo via tv oppure streaming le funzioni, come ben sappiamo anche in Italia per la Chiesa Cattolica, tuttavia è significativo quanto è successo nei gruppi “disobbedienti”, che hanno pagato un prezzo molto alto.

CORONAVIRUS: EMERGENZA NELLA BIBLE BELT

In effetti in molti casi vi sono stati anche momenti di tensione, con i pastori di queste chiese a guidare la disobbedienza dei loro fedeli contro le norme federali e dei singoli Stati, con la polizia che è spesso dovuta intervenire. L’Independent riporta che il Coronavirus ha colpito in maniera impressionante fra le congregazioni di afroamericani, molte delle quali hanno voluto proseguire nelle loro preghiere comunitarie.



Ancora adesso, nonostante il prezzo molto alto in vite umane già pagato, numerosi gruppi religiosi della Bible Belt – che comprende approssimativamente l’Alabama, l’Arkansas, la Carolina del Nord, la Carolina del Sud, la Georgia, il Kentucky, la Louisiana, il Mississippi, il Missouri, l’Oklahoma, il Tennessee, il Texas e parte della Florida, dell’Illinois, dell’Indiana, dell’Ohio, della Pennsylvania, della Virginia e della Virginia Occidentale – continuano nella loro missione, con i loro leader che proclamano che si fermeranno solo se saranno “in prigione o in ospedale“.

I gruppi evangelici sono i più determinati: un terzo di loro infatti continua a radunarsi in pubblico. Purtroppo però questi incontri sono veicolo di trasmissione del contagio e i numeri confermano ciò in modo impietoso.