Le agenzie di intelligence americane avevano avvisato Donald Trump della portata della crisi del coronavirus in Cina già nel mese di gennaio e di nuovo nel mese di febbraio. Lo riporta il Washington post, citando fonti vicine ai funzionari dell’intelligence, sottolineando come l’atteggiamento del presidente Usa sia stato quello di sottostimare la portata dei report arrivati sulla sua scrivania o addirittura non prenderli sul serio. Una condotta che alla luce dei recenti sviluppi della pandemia, che da alcuni giorni a questa parte sta colpendo in maniera importante anche gli Stati Uniti, potrebbe aver giocato un ruolo importantissimo nella gestione della crisi, non solo all’interno dei confini americani, ma in tutto il mondo. Una domanda sorge oggi spontanea: se il leader del mondo libero avesse lanciato l’allarme due mesi fa, il coronavirus avrebbe provocato gli stessi danni?
CORONAVIRUS USA, TRUMP AVVISATO DA GENNAIO DA INTELLIGENCE
Un quesito che non può non passare sotto silenzio, soprattutto se si spera di capire come si evolverà la situazione negli Stati Uniti, dove tra meno di otto mesi si vota. Le fonti citate dal Washington Post sottolineano: “Forse Donald Trump non si aspettava una crisi globale di questo tipo, ma altri all’interno del governo invece sì”. E a proposito della sua amministrazione, è notizia di qualche ora fa che un componente dello staff del vicepresidente Mike Pence è risultato positivo al tampone. Un portavoce dell’ex governatore dell’Indiana ha comunque precisato che Pence e il presidente Donald Trump non hanno avuto stretti contatti con il collaboratore contagiato. Intanto negli Usa il bilancio del coronavirus parla di almeno 225 morti, con oltre 17.500 persone risultate positive al tampone.