Cosa ha fatto cambiare idea a Donald Trump, che è passato dal considerare il coronavirus “un brutto raffreddore”, dicendosi fiducioso via Twitter che l’arrivo del caldo avrebbe da solo risolto il problema, a ritenerlo una minaccia nazionale? Per il presidente Usa e per altri capi di Stato, come ad esempio il francese Macron, sarebbe stato decisivo uno studio condotto dal professor Neil Ferguson dell’Imperial College di Londra, chiamato “Impact of non-pharmaceutical interventions (NPIs) to reduce COVID- 19 mortality and healthcare demand” . Lo studio di Ferguson, tramite precisi modelli matematici ed epidemiologici, ha dimostrato come senza misure specifiche Covid-19 avrebbe potuto causare oltre 2 milioni di morti negli Stati Uniti e oltre mezzo milione nel Regno Unito. Ha spiegato lo studio di Ferguson: “Questo è il virus respiratorio più pericoloso dall’influenza H1N1 del 1918. In assenza di un vaccino, queste sono secondo noi le misure di salute pubblica, le cosiddette non-pharmaceutical interventions (NPIs), per ridurre la diffusione della malattia“. Dati che hanno convinto Trump a dichiarare lo stato di emergenza nazionale e iniziare una guerra al virus che vada oltre, per misure intraprese, ad attendere l’arrivo del momento di indossare il costume da bagno. (agg. di Fabio Belli)



CORONAVIRUS USA, TRUMP: “NON VOGLIAMO FINIRE COME ITALIA”

Gli Stati Uniti non vogliono ritrovarsi come l’Italia col coronavirus. Parole non delicatissime, che non si direbbero pronunciate da un alleato storico, ma che provengono direttamente dalla bocca di Donald Trump. Intervenuto in conferenza stampa, il presidente Usa ha dichiarato: “Ci vogliamo sbarazzare di questo virus e avere il numero minore di morti possibile. Non vogliamo essere nella stessa situazione in cui si è trovata l’Italia, siamo un Paese molto più grande, la situazione sarebbe ancora peggiore e non vogliamo che accada”. Il tycoon americano ha voluto comunque infondere un messaggio di coraggio al popolo statunitense, che in questi giorni sta facendo i conti con la durissima realtà del contagio: “Vinceremo e vinceremo in fretta. E ripartiremo più forti che mai. Ora si tratta di salvare vite, tutto il resto tornerà”. L’amministrazione Usa, ha promesso Trump, starà vicino alle imprese assicurando che il Paese aiuterà esca dalla crisi “con un’economia prospera e in crescita”. (agg. di Dario D’Angelo)



CORONAVIRUS USA, SCINTILLE CON PECHINO

Gli Stati Uniti fanno a modo loro: dopo che sono state prese in ritardo le prime misure per il contenimento dei primi focolai di contagio di Coronavirus nel nord America, destano curiosità gli ultimi aggiornamenti che arriva da Oltreoceano a partire dallo stesso inquilino della Casa Bianca con Donald Trump che in una delle sue ultime uscite social ha di fatto parlato di “virus cinese” facendo irritare non poco la diplomazia di Pechino quando ha parlato delle pesanti ricadute che l’emergenza sanitaria avrà sull’economia a stelle e strisce. Inoltre stanno facendo molto discutere pure le reazioni dei singoli cittadini che in alcune città si sono affollati ad acquistare non tanto, o meglio non solo, generi alimentari di prima necessità o gli oramai proverbiali disinfettanti, ma pure armi da fuoco e munizioni. Pistole, ma anche armi semiautomatiche e persino mitragliatrici: una spiegazione potrebbe essere che l’americano medio teme non solo il contagio dal virus ma pure possibili disordini e scene da film post-apocalittico che dovessero verificarsi qualora l’epidemia possa diventare fuori controllo… Che il vicino di casa faccia paura più del CoVid-19 stesso? (agg. di R. G. Flore)



CORONAVIRUS USA, TRUMP ATTACCA PECHINO: “VIRUS CINESE”

Incidente diplomatico fra la Cina e gli Stati Uniti. Tutta colpa del presidente Usa, Donald Trump, che parlando dell’infezione da coronavirus attraverso il proprio profilo Twitter, ha usato le parole “virus cinese”, sottolineando i danni alle industrie e al businesse americano. Parlando in conferenza stampa, il ministero degli Esteri Geng Shuang ha detto che la Cina “si oppone con forza” all’utilizzo di quelle due parole, sottolineando come sia l’Organizzazione mondiale della sanità quanto la comunità internazionale, siano “Chiaramente contrari a legare il virus a Paesi e regioni specifici. Tutti si oppongono alla creazione di un marchio infamante. Gli Usa dovrebbero prima prendersi cura delle loro questioni”. Intanto in Usa si registra un’impennata di vendita di armi a protezione personale, per via della paura che la gente ha, che potrebbero scoppiare dei disordini a causa dell’epidemia. “I politici e le persone armate ci hanno detto per molto tempo che non abbiamo bisogno di pistole – le parole di un cliente Usa, riprese dal tabloid inglese The Guardian – ma in questo momento, molte persone hanno davvero paura e possono prendere questa decisione da soli”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

CORONAVIRUS USA, SINDACO NEW YORK: “CRISI COME QUELLA DEL 1929”

Dopo settimane di sottovalutazione del problema, gli Stati Uniti fanno i conti con l’emergenza coronavirus. Il sindaco della città più famosa e amata degli Usa, New York, ha paragonato le conseguenze del virus a quelli della Grande Depressione, la crisi economica e finanziaria del 1929 che sconvolse l’economia mondiale alla fine degli anni venti. Fungono da vero e proprio memento le dichiarazioni di Bill De Blasio, primo cittadino della Grande Mela, e contribuiscono a dare la dimensione dell’emergenza in cui gli Usa sono precipitati da pochi giorni a questa parte. Nel frattempo più di sette milioni di residenti nell’area della baia di San Francisco hanno ricevuto l’ordine di restare a casa, così com’è accaduto prima in Cina e ora sta avvenendo in Italia, Spagna e Francia. Negli Stati Uniti, l’amministrazione Trump ha messo in guardia contro i raduni di più di 10 persone e ha chiesto ai cittadini di lavorare da casa, se possibile, e di evitare viaggi inutili. I bar e i ristoranti dovrebbero essere evitati, o chiusi nelle zone in cui il virus si stava diffondendo rapidamente, hanno detto i funzionari dell’amministrazione americana. Le linee guida sono valide per i prossimi 15 giorni, ma il presidente Trump ha avvertito che le restrizioni potrebbero diventare più severe e durare fino all’estate. (agg. di Dario D’Angelo)

CORONAVIRUS USA: TRUMP, “POTREBBE DURARE FINO AD AGOSTO”

Anche gli Stati Uniti sembrano aver finalmente preso consapevolezza della gravità dell’epidemia da coronavirus. Numerose le misure restrittive messe in atto oltre oceano nelle ultime ore, fra cui la decisione di rinviare le elezioni primarie dei Democratici nello stato dell’Ohio. A prendere questa iniziativa è stato il governatore dello stesso, Mike DeWine, che ignorando la decisione di un giudice ha appunto deciso di rimandare la tornata elettorale prevista nella giornata di oggi, annunciando che il Segretario di Stato è già al lavoro per cercare una via giudiziaria che possa estendere le varie opzioni di voto. Nel frattempo è uscito nuovamente allo scoperto il presidente Donald Trump, secondo cui l’emergenza potrebbe durare fino alla prossima estate negli Stati Uniti d’America: “ma dobbiamo fare un ottimo lavoro. Siamo stati colti di sorpresa da questo coronavirus, è così contagioso… ma la nostra risposta è stata aggressiva e il problema è soprattutto per le persone più anziane”.

CORONAVIRUS USA: FOLLA A DISNEYWORLD

Il tycoon a stelle e strisce non ha escluso che in un prossimo futuro possa essere attuato un coprifuoco a livello nazionale, anche se al momento si tratta solamente di una semplice opzione. La cosa certa è che ovunque, da est a ovest, sono state messi in atto provvedimenti rigidi, come ad esempio a New York, dove è stato chiuso pressoché tutto, compresi i bar e i ristoranti, cosa mai accaduta nella storia del paese a stelle e strisce. Vietati in tutti gli stati assembramenti da più di dieci persone. Chiusa la Statua della Libertà, il simbolo della Grande Mela, mentre al momento la metropolitana newyorkese continua a viaggiare regolarmente. Las Vegas ha invece spento le luci dei casinò, mentre Miami sta limitando gli accessi alle spiagge. Nel New Jersey, invece, coprifuoco dalle ore 20:00 fino alle 5 del mattino, e per quasi 32 milioni di studenti sono state sospese le lezioni. Numerosi comunque gli episodi che fanno storcere il naso, come ad esempio le folle delle ultime 24 ore a Disneyworld, in Florida, come documentato con un eloquente: “Ma mi state prendendo in giro?”, da Abigail Dinsey, la nipote del cofondatore Roy Disney.