Il Coronavirus è una cosa seria e lo dimostrano anche le misure severissime per chi viola le regole. Secondo quanto riferisce Il Sole 24 ore, da un punto di vista legale si rischia grosso. Chi dichiara il falso nell’autocertificazione attestando di doversi spostare per motivi di salute o di lavoro anche se non è così, rischia da uno a 6 anni di reclusione nonché l’arresto facoltativo in flagranza e la procedibilità è d’ufficio. Questo significa che chiunque può segnalare casi sospetti e far scattare il procedimento penale. Oltre alle forze di polizia chiamate ad eseguire i controlli, lo stesso può farlo anche i vigili del fuoco e urbani ma anche i notai ed i medici di ospedale che con le loro segnalazioni possono attivare le dovute verifiche. Ma cosa accade invece a chi sospetta di avere il Coronavirus e non si mette in quarantena? Chi ha sintomi come febbre, tosse o altri associati al Covid-19 e comunque esce di casa indisturbato, rischia l’imputazione per violazione dei provvedimenti dell’autorità oltre che un processo per lesioni o tentate lesioni volontarie. E nel caso in cui dovesse infettare persone anziane o soggette al rischio causandone la morte, l’imputazione potrebbe trasformarsi in omicidio doloso con reclusione non inferiore a 21 anni.



CORONAVIRUS: ECCO COSA RISCHIA CHI HA SINTOMI E VIOLA QUARANTENA

La medesima pena fino a 21 anni di reclusione si applica a chi ha avuto contatti con persone positive al Coronavirus e continua comunque ad avere rapporti sociali o a lavorare con altre persone senza le dovute precauzioni del caso o senza avvertirle del rischio, contribuendo in tal modo a diffondere ulteriormente il virus. In questo caso l’imputazione è sempre a titolo di dolo eventuale o quantomeno di colpa cosciente. In caso di lesioni superiori a quaranta giorni di malattia diventa reato procedibile d’ufficio e punibile con la reclusione da 3 a 7 anni. A spiegare perfettamente l’accusa di omicidio doloso è stato l’avvocato Gianluca De Vincentis che a Fanpage.it che ha citato quanto previsto dall’art. 133 del codice penale. “Nei casi in cui il soggetto, infetto da coronavirus, accetta il rischio di contagiare (in modo quasi certo e non in termini di possibilità) una terza persona – per esempio una persona infetta, che sospetta di aver contratto il virus perché per esempio ha febbre o altri sintomi influenzali, non si mette in quarantena – si può parlare di dolo eventuale”, ha asserito l’avvocato confermando la pena fino a 21 anni di reclusione.

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