Qualche tempo addietro sarebbe stato impossibile, per filosofia economica, inserire nel medesimo articolo un personaggio come il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz, un dem che lavorò per l’amministrazione di Bill Clinton, ed Edward Luttwak, un falco repubblicano. Distanti in certi pensieri ma assai vicini nell’indicare una via maestra all’Italia in questa crisi economica epocale, una strada tortuosa che inevitabilmente allontana da quella Ue che dal 2008 non fa altro che deludere gli italiani.
All’inizio di marzo il Nobel sentenziò: “sarà peggio del 2008”. Una ricetta economica anti coronavirus, quella dell’americano, molto semplice: “sospendere il patto di stabilità, fare debito ed uscire dai parametri Ue”. Una paradigma che fino a qualche mese addietro pareva impossibile. È durissimo con la Ue, Stiglitz: “Non puoi mettere a rischio gli italiani solo per difendere delle regole che, tra l’altro, non hanno mai avuto giustificazioni economiche. Sono arbitrarie. Che qualcuno debba addirittura morire per rispettare questi numeri mi sembra davvero eccessivo”.
Veniamo al pensiero dell’analista Luttwak, che abbiamo raggiunto al telefono.
Quanti miliardi servono all’Italia per gestire la crisi?
Non è una questione di miliardi, ma di mentalità. L’Italia deve camminare da sola.
Sola? Senza nemmeno l’aiuto Usa?
Noi già aiutiamo, la Fed immette liquidità e garantisce il sistema occidentale, quindi anche l’Italia. Perché perdete tempo con la Ue?
2mila miliardi messi sul piatto in Usa pesano.
Noi manteniamo il sistema occidentale, lo difendiamo. Vi difendete da soli, voi? No. Senza di noi Putin sarebbe a bere il caffè a Venezia.
Ma quindi il suo consiglio è stampare?
Il vostro problema non è stampare denaro, è cambiare mentalità. Avete preso la Ue come le sottane della mamma, un rifugio. Ci siete entrati per delega, quasi i vostri problemi potessero essere risolti dall’alto.
Ma Francia e Germania ci ostacolano, noi abbiamo sempre accettato le regole comunitarie.
Francia e Germania sono egemoni e fanno i loro interessi, non quelli degli italiani. Vi hanno mai aiutato? Grazie agli Usa vi siete ripresi dopo il 1945, avete avuto il boom economico e poi siete entrati nel G7. Non siete la Spagna o la Grecia. Ma la Ue vi ha tolto tutto a causa della vostra mentalità. Dovete imparare a camminare con le vostre gambe, come dopo il 1945.
Ma noi non possiamo intervenire con la Banca d’Italia.
La differenza tra il capo della Fed e quello della Banca d’Italia, a parte lo stipendio, infatti il nostro prende meno, è che il numero uno della Fed ha responsabilità su investimenti e crescita, il vostro è solo il capo di un ufficio periferico della Bce, infatti vi racconta che va tutto bene. Non credo siano d’accordo i vostri imprenditori e cittadini. Tasse su tasse e poi?
Però la Cina ci ha dato una mano. Come vede la situazione?
Solo voi parlate con i cinesi, a cui interessa comprare. Dai tedeschi comprano più che da voi, ma la Merkel non invita a pranzo il signor Xi, vende e basta. Voi che fate? Affari con Iran, Cina o Russia? Però state nel sistema retto da noi.
La Russia però ci ha mandato aiuti.
Aiuti show. In Russia la situazione non è come vi raccontano, in Cina nemmeno, i numeri sono quelli che sono. Voi dovete pensare al vostro futuro economico, pensate troppo agli altri. La Ue è la Germania e voi avete troppa burocrazia, vi stritolate da soli.
La burocrazia è un problema, è vero.
La dovete tagliare dell’80%. Anche durante questa crisi, tanti commissari e consulenti. Sono i migliori? Non lo so. Ma producono carta. Devono lavorare i ministri, dove è quello dei Trasporti? La logistica chi la gestisce? Inoltre dovete riformare la magistratura, le cause civili durano anni. Ti fanno causa perché foraggi male il tuo asino, poi passano gli anni e salta fuori che lo hai nutrito bene. Intanto l’asino è morto.
Il suo auspicio?
Mi auguro gli italiani comprendano che si può camminare da soli. Gli Usa già aiutano, ad esempio pagate poco di spese militari. Tagliate la burocrazia, abbassate le tasse e non soffocate gli imprenditori. E intanto tenete vivo l’asino.
(Marco Pugliese)