Come nasce la festa del Corpus Domini e perché è così amata e sentita dai fedeli? A spiegare l’origine e l’importanza di questa celebrazione è il Cardinale Angelo Comastri, ospite della trasmissione Di Buon Mattino in onda su Tv2000, che inizia il suo racconto così: “mentre stava andando da questo mondo al Padre, Gesù era a cena con gli apostoli. Prese un pane e disse questo è il mio corpo. Prese un calice col vino e disse questo è il calice del mio sangue. E un comando: fate questo in memoria di me”. In ricordo “di questo meraviglioso dono di Gesù, Papa Urbano VI stabiliva che il giovedì dopo la festa della Santissima Trinità, in tutto il mondo, venisse celebrata la Festa del Corpus Domini. Questa decisione nasce sull’onda dell’emozione che suscitò l’anno prima, 1263, un miracolo avvenuto a Bolsena”.



Quell’anno a Bolsena, infatti, “un sacerdote boemo di nome Pietro di Praga faceva un pellegrinaggio dalla sua città a Roma, alla tomba degli apostoli Pietro e Paolo, per chiedere la grazia di essere liberato da tanti dubbi che aveva dentro di sé”, dubbi in particolare sulla presenza di Cristo nell’eucarestia. “Arrivato a Bolsena volle fermarsi nella chiesa di Santa Cristina martire, per celebrare la Santa Messa – racconta il Cardinale Angelo Comastri – E mentre andava a celebrare messa, dentro di sé diceva: Signore, liberami da questi dubbi. Quando arrivò al momento della consacrazione dell’ostia vide dalle due parti spezzate il sangue che usciva fuori, così abbondante che rimase impressionato”.



Corpus Domini e il miracolo di Bolsena: “tracce conservate ancora oggi a Orvieto”

Del miracolo di Bolsena, legato a doppio filo alla festa del Corpus Domini, ancora oggi “nel corporale si notano circa 83 macchie di sangue”, come sottolinea il Cardinale Angelo Comastri ospite a Di Buon Mattino, su Tv2000. Nella Bolsena del 1263, Pietro di Praga raccolse il sangue sgorgato dall’ostia spezzata “e andò in sagrestia, e nel mentre caddero alcune gocce di sangue su una pietra che è conservata ancora a Bolsena”.

Di quell’evento straordinario, un miracolo cristico ricordato e celebrato ancora oggi, “l’eco arrivò anche a Orvieto. Il Papa mandò il Vescovo di Orvieto, Giacomo, e mandò anche San Tommaso d’Aquino e San Bonaventura a verificare cosa era successo e dovettero riconoscere che ancora si vedeva il sangue nelle parti spezzate dell’ostia”. A quel punto Papa Urbano IV “volle che il tutto venisse portato a Orvieto e ancora oggi il corporale è conservato lì, e incaricò San Tommaso d’Aquino di comporre una messa proprio per la Festa del Corpus Domini”.