Corrado Augias, alla conduzione della sua “Torre di Babele” su La7, ospita il filosofo Umberto Galimberti. Si parla di “gioventù bruciata” e nel dettaglio della criminalità minorile, con l’aumento dei reati commessi dai più giovani. Galimberti, nel suo libro, parla di bande nate per via di una”dimensione sociale che non ha più trovato dove esprimersi, né in chiesa, né a scuola, né nelle sezioni dei partiti, né sul posto di lavoro: è rimasto solo quel tratto primitivo della banda”.



Augias, allora, replica: “Anche io da ragazzino ho fatto parte di una banda. Avevamo dei rituali con delle psuedo-armi, pezzi di legno sagomati. La banda è una vecchia storia”. Il filosofo, però, ribadisce: “La differenza è nel livello dei banditi. Finché si faceva la guerra con i pezzi di legno, va bene. Se invece oggi ci si organizza per menarsi con scontri fisici, lì si alza il livello. Come dice Hegel, il fenomeno aumenta quantitalivamente e abbiamo anche una situazione qualitativa diversa”.



Galimberti: “C’è un venir meno dell’autorità paterna”

Parlando proprio di baby gang, Augias puntualizza: “Quella violenza dura è la novità. Ci si è sempre menati, fatto a botte. Stupisce poi l’età giovanissima. Molti sono minorenni e questa è una cosa che voi filosofi osservate”. Galimberti, parlando del fenomeno, spiega: “In famiglia c’è una sorta di protezionismo. I genitori tendono ad essere amici dei figli. Nel linguaggio di Freud bisogna uccidere il mondo genitoriale per diventare adulti. E questo o lo fai in casa, sbattendo la porta, o lo fai con la polizia, allo stadio ecc. Questo è il problema grave. È venuta meno l’autorità genitoriale, che te la dà il figlio”.



“Questo venir meno dell’autorità paterna influisce anche sul comportamento delinquenziale dei giovani allievi verso i professori?” chiede Augias. “La situazione è molto più interessante qui. I genitori fanno solo danni. Non sono interessati alla formazione ma solo alla promozione. E se i figli non vengono promossi ricorrono al Tar. I genitori poi evitano al figlio quel processo per cui tu devi parlare con i professori. E i professori dovrebbero ascoltarli questi figli” conclude Galimberti.