Un testo strano, particolare, forse troppo complesso per dei maturandi: non è un caso che diversi commentatori adulti e navigati avrebbero scelto alla Maturità di quest’anno proprio la traccia sull’eredità del Novecento con il testo di Stajano. Come ha ben spiegato su queste pagine Daniele Ferrari, «Alcune tracce paiono ardue per i riferimenti storici che comportano: il testo sull’eredità del Novecento è tutto sbilanciato sul tema del postmoderno – difficilmente affrontato o conosciuto anche dagli stessi professori – e le tracce di attualità afferiscono quasi tutte al secondo novecento – parte di programma da sempre auspicata, ma, stando alle programmazioni lette, affrontata per lo più “per cenni”». Intervistato dall’Huffington Post, lo storico Luciano Canfora bacchetta il Miur per la scelta di un tema del genere: «È bizzarro – dice – che, pur di mantenere fede all’idea sbagliatissima di non dare più una traccia di storia vera e propria, si ricorra all’escamotage di prendere un brano che allude alle conoscenze storiche, come è quello di Stajano sull’eredità del Novecento, e si chieda allo studente di discettare intorno a fatti la cui conoscenza precisa e approfondita non è richiesta. È diseducativo. È come se si dicesse: non è importante conoscere i fatti, è importante avere un’opinione sui fatti». Nel merito però, Canfora quel tema su Stajano lo avrebbe scelto eccome: «Avrei contestato la scansione storica proposta. Soprattutto, l’idea di fare della caduta del muro di Berlino l’avvenimento centrale di un’epoca».
Qui la traccia svolta per il Sussidiario.net da Camilla Podini
IL BRANO DELLA TRACCIA B1
Corrado Stajano e la sua “Eredità del Novecento” sono l’oggetto del saggio storico politico della Maturità 2019. La traccia prende le mosse da un brano dell’autore 88enne di Cremona tratto dall’introduzione alla raccolta di saggi “La cultura italiana del Novecento”. Eccolo:”C’è un po’ tutto quanto è accaduto durante il secolo in questi brandelli di memoria dei grandi vecchi del Novecento: le due guerre mondiali e il massacro, i campi di sterminio e l’annientamento, la bomba atomica, gli infiniti conflitti e la violenza diffusa, il mutare della carta geografica d’Europa e del mondo (almeno tre volte in cento anni), e poi il progresso tecnologico, la conquista della luna, la mutata condizione umana, sociale, civile, la fine delle ideologie, lo smarrimento delle certezze e dei valori consolidati, la sconfitta delle utopie. Sono caduti imperi, altri sono nati e si sono dissolti, l’Europa ha affievolito la sua influenza e il suo potere, la costruzione del “villaggio globale”, definizione inventata da Marshall McLuhan nel 1962, ha trasformato i comportamenti umani. Nessuna previsione si è avverata, le strutture sociali si sono modificate nel profondo, le invenzioni materiali hanno modificato la vita, il mondo contadino identico nei suoi caratteri sociali dall’anno Mille si è sfaldato alla metà del Novecento e al posto delle fabbriche dal nome famoso che furono vanto e merito dei ceti imprenditoriali e della fatica della classe operaia ci sono ora immense aree abbandonate concupite dalla speculazione edilizia che diventeranno città della scienza e della tecnica, quartieri residenziali, sobborghi che allargheranno le periferie delle metropoli. In una o due generazioni, milioni di uomini e donne hanno dovuto mutare del tutto i loro caratteri e il loro modo di vivere passando in pochi decenni dalla campana della chiesa che ha segnato il tempo per secoli alla sirena della fabbrica. Al brontolio dell’ufficio e del laboratorio, alle icone luminose che affiorano e spariscono sugli schermi del computer. Se si divide il secolo in ampi periodi – fino alla prima guerra mondiale; gli anni tra le due guerre, il fascismo, il nazismo; la seconda guerra mondiale e l’alleanza antifascista tra il capitalismo e il comunismo; il lungo tempo che dal 1945 arriva al 1989, data della caduta del muro di Berlino – si capisce come adesso siamo nell’era del post. Viviamo in una sorta di ricominciamento generale perché in effetti il mondo andato in frantumi alla fine degli anni Ottanta è (con le varianti dei paesi dell’Est europeo divenute satelliti dell’Unione Sovietica dopo il 1945) lo stesso nato ai tempi della rivoluzione russa del 1917. Dopo la caduta del muro di Berlino le reazioni sono state singolari. Più che un sentimento di liberazione e di gioia per la fine di una fosca storia, ha preso gli uomini uno stravagante smarrimento. Gli equilibri del terrore che per quasi mezzo secolo hanno tenuto in piedi il mondo erano infatti protettivi, offrivano sicurezze passive ma consolidate. Le possibili smisurate libertà creano invece incertezze e sgomenti. Più che la consapevolezza delle enormi energie che possono essere adoperate per risolvere i problemi irrisolti, pesano i problemi aperti nelle nuove società dell’economia planetaria transnazionale, nelle quali si agitano, mescolati nazionalismi e localismi, pericoli di guerre religiose, balcanizzazioni, ondate migratorie, ferocie razzistiche, conflitti etnici, spiriti di violenza, minacce secessionistiche delle unità nazionali. Nasce di qui l’insicurezza, lo sconcerto. I nuovi problemi sembrano ancora più nuovi, caduti in un mondo vergine. Anche per questo è difficile capire oggi quale sarà il destino umano dopo il lungo arco attraversato dagli uomini in questo secolo“.
CORRADO STAJANO ALLA MATURITA’ 2019, TIPOLOGIA B
Chi è Corrado Stajano, uno degli autori coinvolti nella prima prova (tipologia B) della Maturità 2019? Il giornalista e scrittore italiano è protagonista dell’esame di stato con un brano tratto dall’introduzione alla raccolta di saggi “La cultura italiana del Novecento” (Laterza, 1996), con l’89enne di Cremona che commenta le affermazioni di alcuni protagonisti del XX Secolo. Un esponente importante della saggistica nostrana, laureatosi in giurisprudenza all’Università di Milano e successivamente redattore-inviato della rivista Il Mondo di Mario Pannunzio, di Tempo illustrato, Panorama, Il Giorno, Il Messaggero. Dal 1987 al 2003 è stato articolista ed inviato del Corriere della Sera e vanta anche un passato da senatore della Repubblica Italiana: venne infatti eletto nella XII legislatura nelle file del PDS ((Partito Democratico della Sinistra). A proposito della sua esperienza da parlamentare, prese parte al film Aprile di Nanni Moretti nel ruolo di se stesso (intervistato sulla sua avventura da senatore e sulla sua decisione di non ricandidarsi, ndr).
CORRADO STAJANO, CHI E’?
Professore a contratto nella Facoltà di Scienze politiche dell’Università degli Studi di Padova nell’anno accademico 1985-1986, Corrado Stajano ha raccolto altre avventure giornalistiche come collaboratore dell’Unità, nuovamente del Corriere della Sera e della Rai. Nel 2014 Passaggi Festival gli è stato conferito il Premio Andrea Barbato per il giornalismo e sono decine i libri scritti con al centro la storia e la cultura italiana: dal già citato La cultura italiana del Novecento a L’Italia ferita. Storie di un popolo che vorrebbe vivere secondo le regole della democrazia, passando per La stanza dei fantasmi. Una vita del Novecento e Destini. Testimonianze di un mondo perduto. Diversi, inoltre, i documentari da lui realizzati: ricordiamo i tre con Ermanno Olmi, ovvero In nome del popolo italiano, Le radici della libertà e Nascita di una formazione partigiana.