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Home » Esteri » Ucraina » CORRUZIONE IN UCRAINA/ “Se l’inchiesta fa fuori Zelensky si sblocca la trattativa con la Russia”

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CORRUZIONE IN UCRAINA/ “Se l’inchiesta fa fuori Zelensky si sblocca la trattativa con la Russia”

Int. Marcello Foa
Pubblicato 14 Novembre 2025
Zelensky in Consiglio UE

Volodymyr Zelensky, Presidente Ucraina al Consiglio UE (ANSA-EPA 2025)

L'esercito ucraino è in grave difficoltà e ora un'indagine per corruzione riguarda l'ex socio: si stringe il cerchio intorno a Zelensky

Un’inchiesta sulla corruzione in Ucraina non è una novità. Ma quella che riguarda l’Energoatom e il settore dell’energia del Paese coinvolge due ministri, quello della Giustizia Herman Halushchenko e quella dell’Energia Svitlana Hrynchuk, ma anche un amico ed ex socio del presidente Zelensky, Tymur Mindich, che è scappato.


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Un’indagine, osserva Marcello Foa, giornalista, saggista, docente di comunicazione all’Università Cattolica di Milano e all’USI di Lugano, che, unita alla difficile situazione al fronte e al nuovo approccio americano alla guerra che caratterizza l’amministrazione Trump, finisce per accreditare l’ipotesi di un cambio della guardia per la presidenza ucraina: Zelensky rischia di non avere più nessuno a cui appoggiarsi.


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E per l’Europa si ripropone una domanda che la narrazione del sostegno a Kiev fino all’ultimo uomo aveva messo nel dimenticatoio: come vengono spesi dagli ucraini tutti i soldi che arrivano da Bruxelles?

Due ministri del governo in carica si sono dovuti dimettere, quanto indebolisce Zelensky la nuova inchiesta sulla corruzione?

Ciò che è emerso non sorprende chi segue queste vicende da tempo. Prima della guerra l’Ucraina era indicata come uno dei Paesi più corrotti al mondo. Poi con l’inizio del conflitto improvvisamente tutto è stato cancellato per ragioni superiori e Zelensky è stato “santificato”, diventando l’eroe che combatte contro l’invasore russo. Oggi trovano conferma le indiscrezioni che alcuni giornalisti, anche coraggiosi, e qualche osservatore neutrale sostiene da tempo, e cioè che, purtroppo, c’è stata una quantità enorme di denaro occidentale arrivato all’Ucraina per combattere contro i russi che è finito in qualche paradiso fiscale, in operazioni di appropriazione indebita su una scala molto ampia.


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Questa inchiesta ha qualcosa di diverso rispetto alle altre che si sono susseguite negli anni sulla corruzione in Ucraina?

Il principale indagato è il socio storico di Zelensky, Tymur Mindich, con cui il presidente ha creato una società prima ancora di guidare il Paese. I sospetti che lo stesso Zelensky fosse al corrente o addirittura compartecipe di quello che stava succedendo mi sembrano piuttosto evidenti. Per questo ora il presidente ucraino è in grandissima difficoltà, tanto più che l’estate scorsa ha cercato di sottrarre ai giudici l’inchiesta con un’operazione abbastanza spregiudicata, poi fallita. A questo punto però occorre farsi anche un’altra domanda.

Quale?

Bisogna chiedersi perché questa vicenda è diventata di pubblico dominio e perché adesso. Poteva uscire anche un anno fa. Ovviamente non c’è nessuna risposta certa. Di sicuro, però, quel che è cambiato è il clima negli Stati Uniti. E questo accredita un’ipotesi: Biden, il cui figlio Hunter peraltro era sospettato di aver a sua volta “trafficato” in Ucraina, aveva tutto l’interesse che Zelensky uscisse immacolato; con Trump invece sono cambiate le priorità anche per l’intelligence e questo ha permesso che la vicenda venisse a galla. Oppure i magistrati indipendenti si sono sentiti più tutelati. Sono le dinamiche oscure della diplomazia internazionale. Qualcuno potrebbe obiettare che siano stati i russi a farla uscire, ma avrebbero potuto muoversi anche un anno fa.

Rubio ha dichiarato che gli USA non possono aumentare la pressione sulla Russia più di quello che stanno facendo con le sanzioni. Gli americani, insomma, proprio nel momento in cui l’inchiesta diventa di pubblico dominio se ne escono dicendo che più di così non faranno. Un messaggio a Zelensky?

Se volessimo applicare la vecchia massima di Andreotti secondo cui “a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca” potremmo dire che oggi Zelensky è il principale ostacolo alla pace con Putin, perché è quello che sostiene posizioni irriducibili, che non può mollare, preso a tenaglia tra l’estrema destra ucraina ipernazionalista e il suo ruolo di eroe della guerra. Può anche darsi che tutto questo sia prodromico alla sua uscita di scena per dimissioni o perché potrebbe essere inquisito. In questo modo si sbloccherebbe anche la trattativa con la Russia.

C’è qualcuno che può puntellare Zelensky in questo momento? In fondo anche la UE, che sulla carta è ancora dalla sua parte, per aderire all’Unione gli ha chiesto proprio di sciogliere il nodo della corruzione.

Ucraina: il consigliere ed ex socio di Zelensky, Timur Mindich
Ucraina: il consigliere ed ex socio di Zelensky, Timur Mindich (Foto: Twitter/X)

L’Europa ancora una volta si trova spiazzata e ininfluente. Il fatto di non avere mai ammorbidito le sue posizioni nel sostegno a Zelensky e nella critica alla Russia la rende ancora più fragile. Chi si fida dell’Europa oggi? Nessuno. Ha sempre incoraggiato gli ucraini dicendo che potevano vincere, mentre oggi vediamo che, come previsto dagli analisti indipendenti, l’esercito ucraino è in fortissima difficoltà.

Mettendo insieme tutte queste considerazioni, qual è il quadro che ci si para di fronte?

Se teniamo conto dell’inchiesta che sta indignando l’opinione pubblica, dell’ex socio di Zelensky che scappa prima che la polizia arrivi nel suo appartamento, dell’alto numero di vittime della guerra e delle battaglie che l’esercito ucraino sta perdendo, tutto indica che siamo di fronte a un cambiamento di scenario militare e politico netto, dove l’unico obiettivo sembra quello che Zelensky se ne vada.

Hegseth, il capo del Pentagono, ha detto che, se gli USA devono contenere la Cina, l’Europa deve frenare la Russia (comprando armi americane). Il ruolo della UE è funzionale agli interessi degli USA?

C’è questa idea tutta europea, per cui la Russia mirerebbe a conquistare l’Europa o a estendersi nell’Est europeo. In realtà i russi combattono da oltre tre anni in Ucraina e sono riusciti ad avanzare con grande difficoltà. L’opinione pubblica russa è ormai occidentalizzata, credo che nessun giovane voglia andare a combattere per la gloria dell’impero, inoltre Mosca ha problemi di controllo dei confini, perché ha un territorio molto vasto, e un Pil inferiore a quello italiano. L’idea di un’Europa che contiene la Russia mi sembra veramente uno scenario realisticamente assurdo.

Perché si continua con questa narrazione?

In Europa c’è una forte crisi industriale autoindotta a causa delle politiche green sbagliate che non ci danno più il gas russo a basso costo. Ecco allora che le élites europee, quelle tedesche e francesi in primis, stanno alimentando lo spettro di un’invasione russa per giustificare gli investimenti militari e la riconversione di una buona parte dell’industria. Anche se poi prima che l’industria bellica europea arrivi a produrre armi di nuova generazione in quantità, passeranno anni e anni. Alla fine, tutto questo rischia di tradursi nell’acquisto di armi americane, come peraltro avviene da decine d’anni.

L’obiettivo di Putin allora qual è?

Secondo me la Russia oggi ha voglia solo di chiudere la partita ucraina avendo le garanzie che chiede da tempo. Dopodiché Putin non vede l’ora di tornare a un’economia di pace, magari con la riapertura di canali commerciali con l’Europa e l’Occidente: sa benissimo che è l’opzione preferibile rispetto quella di prolungare l’economia di guerra.

(Paolo Rossetti)

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Tags: Volodymyr ZelenskyDonald TrumpVladimir Putin

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