Fa discutere quanto avvenuto in una scuola pugliese, precisamente di Bari, dove è stato attivato il primo corso di cultura e lingua cinese. Come scrive il quotidiano Libero, presso la scuola secondaria di I grado San Nicola, a Bari, la professoressa Chen Qian aiuta chi desidera a scoprire il mondo cinese, con tanto di inno nazionale cantato e di cartina geografica con inglobata l’isola di Taiwan, così come le Isole Paracelse, nel Mar cinese meridionale. “Così – commenta con fare ironico il quotidiano diretto da Sallusti – il giorno in cui avverrà l’invasione militare, saranno già formati gli agenti esperti che potranno spiegare ai propri connazionali che era giusto schiacciare la resistenza anticomunista e imprigionare gli esponenti contro-rivoluzionari”.



Nulla di così sorprendente comunque, in quanto il Rapporto di Sinopsis e del Comitato Globale per lo Stato di Diritto Marco Pannella, ha già denunciato la questione: «La propaganda esterna (“exoprop”), è una componente fondamentale del lavoro di propaganda, con agenzie specializzate tra cui organi di informazione in lingua straniera, enti controllati da agenzie di propaganda – come i Ministeri dell’educazione, della cultura e del turismo – e avamposti stranieri come gli Istituti Confucio».



IL CORSO DI CULTURA CINESE IN UNA SCUOLA MEDIA DI BARI: LA PROPAGANDA DI PECHINO…

In Francia corsi di questo tipo si tengono già da diverso tempo, e per la prima volta al mondo presso Noisy-le-Grand, periferia di Parigi, è stata avviata una collaborazione con l’Association Linguistique et Culturelle Chinoise, che fa capo al governo di Taiwan, per promuovere i corsi di lingua mandarina. Altri istituti sono sorti anche in Svezia, nei Paesi Bassi, in Belgio, negli Stati Uniti e in Canada, ma molti sono stati chiusi in quanto considerati una sorta di prosecuzione degli apparati di sicurezza statale di Pechino, per svolgere opere di spionaggio reprimendo il sentimento anti cinese.



Negli Stati Uniti, ad esempio, la Cia è certa del fatto che questi Istituti Confucio fungano da sistema informativo per gli agenti segreti di Pechino che cercano di ritrovare i traditori, coloro che sono fuggiti oltre oceano perchè contrari al regime. “Uiguri, tibetani e Falun Gong rifugiati all’estero sono i primi obiettivi – scrive a riguardo Libero – ma in base a un articolo di legge cinese che in teoria rende possibile colpire chiunque critichi il regime all’estero, anche gli attivisti per i diritti umani potrebbero essere rapiti e rinchiusi in Cina”.