L’obbligo di quarantena non viola la libertà personale. Lo sancisce la Corte costituzionale, che ha esaminato in camera di consiglio le questioni di legittimità su alcune disposizioni del decreto legge n. 33 del 2020, che contiene restrizioni per limitare la diffusione del Covid. A sollevarle il tribunale penale di Reggio Calabria, ma per la Consulta non sono fondate. “La quarantena obbligatoria e le relative sanzioni penali, così come regolate dalle disposizioni impugnate, incidono sulla sola libertà di circolazione“, spiega Palazzo della Consulta.



Di conseguenza, “non comportano alcuna coercizione fisica“, ma sono disposte “in via generale per motivi di sanità e si rivolgono a una indistinta pluralità di persone, accomunate dall’essere positive al virus trasmissibile ad altri per via aerea“. Invece il tribunale riteneva che la quarantena obbligatoria incide sulla libertà personale (articolo 13 della Costituzione) e che quindi i relativi provvedimenti debbano essere adottati dall’autorità giudiziaria o, nell’impossibilità, averne convalida.



“INFONDATE LE QUESTIONI SOLLEVATE DA TRIBUNALE REGGINO”

Nella sua ordinanza, il giudice reggino denunciava la “lesione della riserva di giurisdizione in materia di libertà personale“. In particolare, con le norme censurate, non si imporrebbe un divieto di recarsi in determinati luogo, ma quello di muoversi per determinati soggetti, quindi il “divieto di mobilità dalla propria abitazione o dimora” avrebbe per il tribunale di Reggio Calabriacontenuto assolutamente identico a quello della misura cautelare degli arresti domiciliari“, se non addirittura più restrittivo, visto che non è prevista un’autorizzazione ad allontanarsi temporaneamente per provvedere a “indispensabili esigenze di vita“. Non la pensa evidentemente in questo modo la Corte costituzionale, secondo cui la quarantena obbligatoria incide sulla libertà di circolazione dei cittadini (articolo 16 della Costituzione). “In attesa del deposito della sentenza, l’Ufficio comunicazione e stampa fa sapere che la Corte costituzionale ha dichiarato non fondate le questioni“.

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