LA CORTE PENALE INTERNAZIONALE CHIEDE L’ARRESTO DI NETANYAHU, SINWAR E HANIYEH
La Corte Penale Internazionale dell’Aja (CPI) ha ufficialmente chiesto alla Camera preliminare del tribunale di emettere i mandati di arresto per ben 5 leader di Israele e Hamas, tra cui il Premier Bibi Netanyahu: gli altri potenziali imputati sono il Ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant e i tre leader di Hamas, ovvero il capo Yahya Sinwar, il capo politico Ismail Haniyeh e il leader delle Brigate Al-Qassem, Mohammed Diab Ibrahim al-Masri (conosciuto come Mohammed Deif).
L’annuncio è stato dato dal procuratore capo della CPI Karim Khan che cita i leader di Israele e Hamas per due diverse accuse: Netanyahu e Gallant per crimini di guerra e contro l’umanità perpetrati nella Striscia di Gaza durante la guerra di questi ultimi mesi, mentre i leader della sigla terroristica Hamas vengono accusati di crimini contro l’umanità e crimini di guerra sia a Gaza che in Israele lo scorso 7 ottobre 2023. Secondo un primo commento giunto dal gruppo terrorista palestinese, la Corte Penale Internazionale metterebbe così sullo stesso piano «vittima e carnefice»: uno scenario non molto lontano da quanto lo Stato Ebraico considera dell’intero processo contro i vertici di Israele, che contestano l’attacco internazionale sul «diritto di difesa del popolo ebraico».
COSA RISCHIA (DAVVERO) IL PREMIER ISRAELIANO CON IL MANDATO DELLA CORTE DELL’AJA (CPI)
Nel comunicato ufficiale reso noto dalla Corte Penale Internazionale (ICC) vengono spiegati nel dettaglio i motivi per cui il Premier Netanyahu, il suo Ministro della Difesa e i rappresentanti di Hamas vengono valutati a rischio di arresto per crimini contro l’umanità: per quanto riguarda Sinwar & soci, Hamas si sarebbe resa protagonista dell’uccisione di «centinaia di civili israeliani» nell’attacco terroristico pianificato lo scorso 7 ottobre 2023 contro lo Stato di Israele. I raid nei kibbutz, i rapimenti, gli ostaggi tenuti per mesi – pochi liberati, molti i morti sotto tortura e sevizie, altri ancora tenuti prigionieri come merce di scambio sulla guerra a Gaza – e in generale l’intento di eliminare i cittadini ebrei sono alla base del mandato di arresto a breve spiccato contro il leader presenti dentro e fuori la Striscia di Gaza.
Per quanto riguarda invece i leader del Gabinetto di Guerra in Israele, la Corte dell’Aja ritiene che siano stati commessi attacchi sistematici e diffusi «contro la popolazione civile palestinese in conformità alla politica statale». Secondo il procuratore – dunque l’accusa nel processo contro Netanyahu – le prove raccolte si riferirebbero a crimini commessi anche in corso d’opera: «Israele ha intenzionalmente e sistematicamente privato la popolazione civile in tutte le parti del Gaza di mezzi indispensabili alla sopravvivenza umana». Secondo la CPI, i leader di Hamas avrebbero commesso nell’ordine, omicidio, presa di ostaggi, stupro e violenza sessuale e in generale sterminio durante la detenzione di cittadini israeliani; Gallant e Netanyahu invece avrebbero causato lo sterminio di parte del popolo palestinese di Gaza utilizzando la fame come «metodo di guerra» (il riferimento è alla negazione degli aiuti umanitari da fuori la Striscia, ndr) come anche l’aver colpito «deliberatamente i civili nel corso del conflitto».
In una recente intervista al docente di diritti internazionale prof. De Sean al “Messaggero”, si è valutato in che modalità Netanyahu possa realmente rischiare con il mandato di arresto della Corte Penale Internazionale: per il professore, il Premier israeliano «è molto preoccupato da un possibile mandato di cattura. Rischierebbe quello che rischia Putin, cioè di essere arrestato nei Paesi che sono parti dello Statuto, chessò in Francia». Secondo Enzo Canizzaro, ordinario di diritto internazionale nell’Università Sapienza di Roma – intervistato dal “Sussidiario.net” lo scorso 1 maggio 2024 – i rischi per il principale alleato degli Stati Uniti in Medio Oriente non sono da escludere sebbene per ora la CPI non abbia formulato mandati d’arresti con l’accusa di genocidio: «Il mandato avrebbe effetto nei 120 e più Paesi che sono parti dello Statuto di Roma. Se si tenesse una conferenza di pace in uno di questi Paesi, i giudici interni avrebbero l’obbligo di dare esecuzione al mandato di arresto della CPI», sottolinea il docente sentito su queste pagine.
#ICC Prosecutor @KarimKhanQC announces applications for arrest warrants in relation to Yahya Sinwar, Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri (Deif) and Ismail Haniyeh in the context of the situation in the State of #Palestine ⤵️https://t.co/WqDZecXFZq pic.twitter.com/yXsuzKYlqJ
— Int’l Criminal Court (@IntlCrimCourt) May 20, 2024