I bambini non possono avere due mamme. A stabilirlo è la Corte di Appello di Torino, che ha confermato la decisione dei giudici di primo grado, rigettando il reclamo presentato da Antonella e Claudia, due donne unite civilmente e mamme di due gemelli. I bimbi sono nati tramite fecondazione eteronoma all’estero: le due donne chiedevano di essere riconosciute entrambe come madri legittime dei figli. I giudici di secondo grado hanno stabilito che le due non hanno diritto a essere riconosciute come madri all’atto della nascita visto il divieto di accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita alle coppie di persone dello stesso sesso (articolo 5, legge 40 del 2004).



Hanno inoltre condannato la coppia al pagamento delle spese di giudizio, pari circa 4.857 euro a favore del Comune di Trofarello. Solamente una delle due mamme, secondo i giudici, può riconoscere come tale i figli mentre l’altra deve ricorrere all’adozione. Come si legge nella sentenza, “le due madri non hanno diritto a essere riconosciute come tali nell’atto di nascita, visto il divieto di accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita alle coppie di persone dello stesso sesso (articolo 5, legge 40 del 2004)”. Il caso di Antonella e Claudia è il primo di una richiesta di registrazione all’anagrafe come genitori di due gemelli per una coppia gay.



Corte d’Appello di Torino: respinto il ricorso delle due mamme

Le protagoniste della vicenda giudiziaria sono Antonella e Claudia, unite civilmente nel 2021 e residenti a Trofarello, paese alle porte di Torino. Per la scienza, entrambe sono madri tramite fecondazione eterologa di due gemelli impiantati in Spagna e partoriti in Italia. Le due donne avevano avviato una battaglia legale per il riconoscimento del titolo di “madre” per entrambe, sostenute dall’associazione Luca Coscioni. Ad aprile, però, un tecnico comunale si era rifiutato di apporre la dicitura sul documento dei bambini. Dopo mesi di attesa, è arrivata la sentenza dalla Corte di Appello di Torino, che dà ragione al giudice di primo grado.



Ad alzare la voce dopo la pubblicazione della sentenza è l’associazione Luca Coscioni, con l’avvocato Filomena Gallo, difensore della coppia e segretaria nazionale dell’ente: “Non solo si nega il diritto di Antonella e Claudia di essere riconosciute entrambe madri dei propri figli, non solo si nega a due bambini il diritto di essere riconosciuti come figli legittimi dallo Stato ma addirittura si condannano due donne, che vorrebbero solo essere riconosciute legalmente entrambe come madri a maggiore tutela dei propri figli, senza discriminazioni, a pagare tutte le spese di giudizio per un totale di circa 4.857 euro al Comune convenuto”.