ACCOLTO RICORSO PROCURA SULLE TRASCRIZIONI DEI FIGLI DI COPPIE GAY: COSA HA DECISO LA CORTE D’APPELLO

I giudici danno ragione alla Procura di Milano nella contesa sulle trascrizioni dei figli di due donne permesse dal sindaco Giuseppe Sala in aperto scontro con il Governo Meloni e, pure, con la legislazione nazionale. La sezione famiglia della Corte d’Appello civile di Milano ha infatti accolto stamane il ricorso della Procura milanese contro i decreti del Tribunale, il quale lo scorso 23 giugno 2023 aveva ritenuto valide le trascrizioni dei riconoscimenti dei figli di tre coppie di donne, nati con procreazione assistita effettuata all’estero. I giudici di secondo grado in sostanza hanno dichiarato illegittime le iscrizioni sul noto ormai “Registro degli atti di nascita della doppia maternità del bambino”, approvato dal Comune di Milano.



Come riporta l’ordinanza citata dall’ANSA, attualmente nel nostro ordinamento non esiste una vera e propria norma che preveda la possibilità per il “genitore d’intenzione”, ovvero quello non biologico, «di far annotare nell’atto di nascita il riconoscimento del minore nato in Italia con fecondazione assistita all’estero e non è ammessa la formazione di un atto di nascita indicante quali genitori due persone dello stesso sesso», si legge ancora nella nota della Corte d’Appello di Milano in uno dei tre decreti con cui viene ordinato all’ufficiale di Stato civile «la rettifica degli atti di nascita dei figli di tre coppie di donne, che avevano iscritto la doppia maternità dei bambini». In senso pratico, con la bocciatura delle trascrizioni volute invece dal sindaco Sala, i figli non potranno avere il cognome di entrambe le mamme in quanto, per l’appunto, ai sensi di legge non è possibile avere due madri. A sostegno della decisione presa oggi, i giudici di secondo grado in 15 pagine di provvedimento citano la giurisprudenza della Cassazione, ma anche della Corte Costituzionale.



BOCCIATE LE TRASCRIZIONI DEL SINDACO SALA: ORA COSA SUCCEDERÀ

Infine, la Corte d’Appello di Milano riconosce che la materia trattata richieda al più presto l’intervento dello Stato, in quanto «unico soggetto capace di operare un articolato disegno normativo idoneo a declinare in modo corretto i diritti dei soggetti coinvolti nella vicenda procreativa umana medicalmente assistita, realizzando il bilanciamento di diritti di rango costituzionale che non devono venire a trovarsi in conflitto tra loro, ivi inclusi quelli del nascituro, soggetto capace di diritti, nel suo essere e nel suo divenire». A livello pratico, dopo questa sentenza sull’atto di nascita del figlio solo “la gestante” può essere indicata come madre effettiva: il caso delle trascrizioni invece era sorto con l’accoglimento del Tribunale delle pratiche avviate da Palazzo Marino, e con la conseguente successiva contrarietà della Procura che infatti ha fatto ricorso.



L’ottava sezione civile del Tribunale aveva stabilito in merito ad una coppia di omosessuali maschi, che la maternità surrogata «è vietata nell’ordinamento e che per questo motivo la trascrizione in Italia dell’atto di nascita estero, che riporta anche il nome del genitore “intenzionale” oltre quello “biologico”, andava annullata». Di contro però, i riconoscimenti all’anagrafe dei figli di tre coppie di donne, nati con procreazione assistita, restavano validi per il Tribunale: ora la Corte d’Appello, dopo il ricorso della Procura con l’appoggio del Ministero dell’Interno, boccia le trascrizioni del Comune e apre la delusione nei legali delle coppie LGBT che erano in procedimento. «La decisione della Corte d’Appello di Milano è doppiamente miope, in diritto perché non conferma la corretta ricostruzione giuridica di primo grado del Tribunale di Milano e poi anche rispetto all’interesse del minore che di fatto si vede cancellata con questa decisione una delle sue due madri, che lo ha voluto fortemente e che si prende cura di lui fin dal primo istante», commenta all’ANSA dell’avvocato Michele Giarratano, legale di una delle coppie di donne. I ricorrenti ora valutano il ricorso ultimo in Cassazione, anche tenuto conto che le assistite «sono giustamente molto stanche per la situazione che hanno dovuto vivere». Nei mesi scorsi contro la decisione del sindaco Sala era intervenuta l’opposizione milanese, in particolare il consigliere Fdi in Regione Lombardia Matteo Forte, ex consigliere a Palazzo Marino per il Centrodestra: l’impegno del sindaco di Milano Beppe Sala per favorire la trascrizione dei figli di coppie gay è un atto non solo illegale e sbagliato ma che discrimina i minori figli adottati da tutte le altre coppie “non arcobaleno”, sosteneva il consigliere. «A Sala bastava leggere e studiare la normativa esistente», concluse Forte, «ha preferito fare la solita propaganda, per distrarre dai fallimenti della sua amministrazione».