La corte d’appello degli Stati Uniti d’America per il Quinto Circuito ha deciso sabato 6 novembre 2021 di sospendere temporaneamente le disposizioni sul vaccino anti-Covid varate dal presidente Joe Biden e destinate alle aziende che hanno un numero di dipendenti pari o superiore a 100. Ne dà notizia la testata giornalistica a stelle e strisce “The Hill”, che spiega che il procuratore generale del Texas, Ken Paxton, ha presentato opposizione alla scelta presidenziale che impone ai datori di lavoro con almeno un centinaio di lavoratori di costringerli a vaccinarsi o a sottoporsi a frequenti test.
L’amministrazione Biden aveva annunciato che avrebbe emanato la legge attraverso la Occupational Safety and Health Administration (OSHA) a settembre. Fra le regole individuate dall’OSHA è incluso anche l’invio di agenti per ispezionare le ditte, così da determinare con certezze se stiano rispettando le direttive, pena una multa decisamente salata, pari a 136.532 dollari. Paxton ha denunciato che quanto decretato dal governo statunitense va “al di fuori del potere limitato e delle responsabilità specifiche” dell’OSHA ed è “incostituzionale”.
OBBLIGO VACCINALE PER AZIENDE: LA CORTE D’APPELLO DÀ TORTO A BIDEN PERCHÉ…
La corte d’appello, riferisce “The Hill”, ha stabilito che ci sono “gravi questioni statutarie e costituzionali” e Paxton non ha perso tempo per esultare su Twitter: “Ieri ho fatto causa all’amministrazione Biden per il suo mandato OSHA vax illegale. ABBIAMO VINTO. Proprio questa mattina, citando ‘gravi questioni statutarie e costituzionali’, il Quinto Circuito ha sospeso il mandato. La lotta non è finita e non smetterò mai di resistere all’invasione incostituzionale di questa amministrazione”.
Almeno altri 26 Stati americani hanno espresso il loro disappunto per quanto decretato da Joe Biden, sottolineando che il presidente “non ha l’autorità di emettere un ordine di salute pubblica che porterà a carenze di personale e a ripercussioni economiche. Il suo mandato illegale causerà lesioni e difficoltà alle famiglie dei lavoratori, infliggerà interruzioni economiche e mancanza di personale e ai datori di lavoro privati, imponendo tensioni ancora maggiori sui mercati del lavoro in difficoltà e sulle catene di approvvigionamento”.