La casa è un diritto e questo va garantito a livello nazionale. A metterlo nero su bianco la Corte dei Conti nella relazione sui “Fondi per il sostegno all’abitazione in locazione per le categorie sociali deboli (2014-2020)” approvata dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato. La richiesta è chiara: criteri omogenei a livello nazionale per la gestione del denaro stanziato per regioni ed enti locali, chiamati a gestire l’emergenza abitativa.



«A livello nazionale i bisogni abitativi, oggetto delle politiche abitative, non risultano dotati di un’espressa tutela costituzionale al pari di altri diritti come quello alla salute o il diritto al lavoro, sebbene la giurisprudenza costituzionale ne abbia riconosciuto la valenza di diritto sociale attinente alla dignità e alla vita di ogni persona», si legge ancora nella relazione della Corte dei Conti, riporta Ansa, che mette in risalto come il diritto alla casa non abbia ottenuto «una parametrazione in termini di livelli essenziali delle prestazioni da garantire su tutto il territorio nazionale», a differenza di un altro diritto fondamentale come il diritto alla salute.



Il rapporto della Corte dei Conti ha poi messo in evidenza la necessità di un adeguato scambio di dati e informazioni tre i diversi livelli coinvolti, in particolare alla luce delle novità introdotte dalla decretazione d’urgenza per l’emergenza coronavirus. E, di conseguenza, la Corte invoca una programmazione della politica abitativa «in modo quanto più possibile concertato». Con un sistema di monitoraggio destinato a «verificare che gli strumenti impiegati soddisfino i fabbisogni espressi dal territorio, definendo criteri di erogazione quanto più possibile omogenei sull’intero territorio nazionale».

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