La Corte dei conti Ue critica l’operato della vigilanza bancaria della Banca centrale europea. Le autorità di vigilanza dovrebbero “applicare più rigorosamente” le norme applicabili alle 110 grandi banche dell’Unione monetaria sottoposte a vigilanza. Invece, troppo spesso, nei colloqui con le banche, si limitano a “raccomandazioni” invece di fare “richieste” più vincolanti agli istituti dopo una cattiva condotta. In una nuova relazione sull’istituzione di Francoforte, l’Eca afferma che la Bce deve potenziare lo sforzo di vigilanza per far sì che le banche dell’Ue assicurino una gestione del rischio di credito adeguata, in particolare quando i mutuatari non rimborsano i prestiti assunti. Inoltre, ne sottolinea l’importanza, alla luce dei potenziali rischi: “una gestione insoddisfacente sotto questo profilo può compromettere la tenuta delle banche stesse e dell’intero sistema finanziario“.



Sebbene riconosca il maggiore impegno profuso dalla Bce nella vigilanza del rischio di credito e dei prestiti bancari in sofferenza, la Corte dei conti Ue evidenzia che la Bce “non ha però imposto agli enti requisiti patrimoniali direttamente proporzionali al rischio cui erano esposti, né ha inasprito a sufficienza le misure di vigilanza se le banche presentavano carenze persistenti nella gestione del rischio di credito“. Mihails Kozlovs, membro della Corte responsabile di tale relazione, ritiene che la Banca centrale europea debba “impedire la cattiva gestione dei rischi di credito, perché questa può portare le banche al fallimento“. Questo aspetto viene definito “essenziale” in virtù dell’importanza “che riveste la fiducia nel settore bancario, soprattutto in una congiuntura economica complessa come quella attuale“.



RELAZIONE CORTE DEI CONTI UE SULLA VIGILANZA BANCARIA

La Banca centrale europea si difende però dalle critiche mosse dalla Corte dei conti europea. Lo fa tramite la presidente Christine Lagarde, secondo cui “l’approccio scelto è il più efficiente ed efficace“, anche se “sarebbe stato possibile usare in maniera diversa gli strumenti esistenti e i poteri di vigilanza di cui dispone“. Per gli auditorie dell’Unione europea, le valutazioni della Bce in merito ai rischi di credito e ai controlli delle banche erano generalmente di buona qualità, nonostante alcune carenze. Ma la Bce non si avvale degli strumenti e dei poteri di vigilanza di cui dispone affinché i rischi siano coperti pienamente da capitale aggiuntivo o per suggerire alle banche come gestirli al meglio. Per l’Eca, il nuovo approccio adottato dalla Bce nel 2021 per stabilire l’ammontare di capitale che una banca deve detenere oltre al minimo obbligatorio, “non garantisce l’adeguata copertura dei vari rischi“. Inoltre, non l’ha neppure applicato in maniera uniforme. Quando, ad esempio, le banche erano esposte a rischi più elevati, la Bce non ha fissato requisiti proporzionalmente maggiori, di conseguenza manca un chiaro nesso tra i rischi e i requisiti imposti.



La Corte dei conti Ue è critica anche per quanto riguarda la carenza di personale addetto alla vigilanza bancaria e la durata del ciclo di vigilanza del 2021, in quanto poteva dar luogo a valutazioni datate. D’altra parte, riconosce che i crediti deteriorati pregressi (quelli risalenti a prima dell’aprile 2018) sono in calo dal 2015. Un andamento imputabile a diversi fattori, tra cui le azioni della stessa Banca centrale europea. Quest’ultima, però, “non ha fatto sistematico ricorso ai propri poteri di vigilanza quando le banche non erano dotate di processi e dati solidi per individuare e misurare i crediti deteriorati“. Invece, la Bce sostiene che il suo approccio ai crediti deteriorati – cioè richiedere alle banche con livelli elevati di NPL di attuare strategie specifiche per ridurre gli stessi sia nell’applicare aspettative di copertura a tutti gli enti – abbia costituito “una risposta efficace alle tattiche attendiste osservate in passato“.