DURO COLPO PER NETANYAHU: LA CORTE SUPREMA D’ISRAELE HA INVALIDATO LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

Impegnato nella dura guerra contro Hamas nella Striscia di Gaza, il Premier di Israele Benjamin Netanyahu subisce un duro colpo politico appena poche ore dopo il Capodanno: la Corte Suprema israeliana ha infatti bocciato una norma chiave della riforma della giustizia approvata nel luglio 2023 dal Governo all’epoca a maggioranza di destra (oggi è in carica infatti un gabinetto di guerra dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre scorso, ndr). I giudici della Corte israeliana nell’udienza del 1 gennaio 2024 hanno bocciato la “Clausola di ragionevolezza” sulla quale per settimane nelle strade dello Stato Ebraico si erano visti cortei, manifestazioni e durissime proteste contro il Governo Netanyahu.



Per 8 voti contro 7, dunque maggioranza appena risicata, la Corte Suprema d’Israele ha invalidato la disposizione centrale della riforma: è stata infatti cancellata la norma che prevedeva di togliere al potere giudiziario del Paese la facoltà di pronunciarsi sulla “ragionevolezza” delle decisioni prese dalla Knesset – il Parlamento – o dallo stesso Governo in carica. Quell’emendamento, approvato a fine luglio tra le proteste delle opposizioni al Knesset e in piazza da Tel Aviv fino a Gerusalemme, arrivava di fatto a togliere un po’ di potere alla stessa Corte Suprema che dunque oggi ha deciso di non concedere: secondo gli oppositori della riforma Netanyahu, togliere ai giudici il potere di «analizzare la ragionevolezza degli atti avrebbe aperto la porta a corruzione e nepotismo», fanno sapere da Israele, sottolineando come molti riservisti dell’esercito sono in primis dei giudici e avrebbero influito molto nel condannare tale norma approvata solo qualche mese fa.



RIFORMA GIUSTIZIA ISRAELE KO: ORA COSA POTREBBE SUCCEDERE

Sempre nella medesima udienza, i giudici della Corte Suprema d’Israele – per 12 voti contro 3 – hanno deciso che il massimo organo giudiziario nel Paese «ha la necessaria competenza giudicare ed eventualmente invalidare le leggi costituzionali dello Stato di Israele, atti legislativi di rango superiore alle leggi ordinarie». La riforma della giustizia iniziata da Netanyahu con il suo Governo appena un anno fa era stata cominciata con queste prime parti subito contestate (e oggi invalidate), mentre il resto del pacchetto riformatore è stato messo in pausa dopo l’inizio della guerra contro Hamas.



È comunque un duro colpo per il Premier in carica, l’ennesimo dopo la caduta nei consensi per la gestione della guerra e gli scontri con i vertici militari: il ministro della giustizia Yariv Gideon Levin ha contestato la decisione della Corte, accusandola di «arrogarsi tutti i poteri». Secondo la visione della destra israeliana, l’ultima parola sulla legalità delle leggi e dei provvedimenti dovrebbe spettare al Parlamento sovrano e non ai giudici supremi. È la prima volta nella storia di Israele che la Corte Suprema interviene su un emendamento alla “Legge fondamentale”, che nello Stato Ebraico ha uno status di fatto costituzionale. La Clausola di ragionevolezza di fatto arrivava a vietare a tutti i tribunali e alla Suprema Corte di discutere sui provvedimenti del governo «sulla base dello standard giuridico della ragionevolezza». Ora non sarà più così e si torna all’antico con il consueto “controllo” dei giudici sulle leggi israeliane, in attesa di capire che mosse prenderà il Governo impegnato però in questioni al momento di più vitale importanza per il futuro di Israele.