Oggi – giovedì 13 giugno 2024 – la Corte di giustizia UE ha condannato l’Ungheria per la decisione di ignorare le norme europee sul diritto d’asilo: una controversia che risale addirittura al 2015 e che era già stata oggetto di una sentenza della stessa corte europea due anni fa, mai rispettata dal governo ungherese ed ora degenerata in una maxi multa. Infatti, per la mancata osservanza delle norme sui migranti l’Ungheria dovrà pagare una base di almeno 200 milioni di euro, ai quali se ne aggiungerà uno per ogni giorno che passerà da oggi al momento in cui il governo recepirà ed attuerà le norme, oltre a pagare la penale decisa dalla Corte UE.
Immediata – e scontata – la reazione del premier Viktor Orban affidata ad un post condiviso su tutti i suoi profili social e in cui definisce “oltraggiosa e inaccettabile” la condanna da parte della Corte UE, criticando la scelta di multare l’Ungheria che stava solamente cercando di “difendere i confini dell’Unione europea”. Difficilmente Orban pagherà la multa e rispetterà la sentenza della Corte, perché pur essendo vincolante manca un organo di controllo che possa obbligare il governo ungherese a rispettare la pronuncia dei massimi giudici europei.
A cosa si riferisce la condanna della Corte UE contro l’Ungheria
Insomma, da un lato l’Ungheria dovrebbe pagare più di 200 milioni di euro per via della sentenza della Corte UE, ma dall’altro difficilmente il sempre critico nei confronti dell’Unione Orban deciderà di scendere a compromessi, aprendo i suoi confini, accogliendo i migranti ed equiparando le sue politiche interne a quelle europee. Comunque sia, anche se solo il tempo potrà darci una qualche conferma ufficiale, guardando ai precedenti – da ultimo la condanna della Corte UE del 2020 – sembra scontato che l’Ungheria continuerà sulla sua linea ‘semiautoritaria’, continuando a muovere quella sua velata guerra intera ai meccanismi politici europei.
Tornando indietro nel tempo al 2020, la condanna della Corte era relativa ad una legge adottata da Orban nel 2015 in occasione di un’ampia ondata di arrivi di migranti che aveva messo duramente alla prova l’intera Unione. L’Ungheria decise, invece che accogliere i richiedenti asilo, di inasprire i respingimenti al confine, istituendo delle zone cuscinetto sui confini serbi per trattenere i migranti fino all’identificazione: secondo la Corte Ue, però, i centri costruiti per accogliere i migranti sono del tutti simili a delle prigioni, così come risultano essere veramente poche le domande di asilo accolte.