Italia condannata. Arrivano due sonori schiaffi dalle Corti UE: in particolare dalla Corte di giustizia Ue sul tema della qualità dell’aria e dalla Corte dei Conti europea su quello dell’utilizzo dei fondi strutturali. Nel primo caso, come riportato dall’AGI, la Corte di giustizia UE, cui si era rivolta nel 2018 la Commissione Europea, ha rilevato che, in una serie di zone del territorio italiano “dal 2008 al 2017 compreso, i valori limite giornalieri e annuali fissati per le particelle di Pm10 sono stati superati in maniera molto regolare” e che “l’Italia non ha chiaramente adottato misure tempestive” per impedire queste costanti violazioni dei livelli di polveri sottili consentite. Dal canto suo il nostro Paese, non riuscendo a fornire prove in grado di confutare le accuse mosse dalla Commissione europea sul mancato rispetto delle norme, ha cercato vanamente di fare leva “sulla diversità delle fonti d’inquinamento dell’aria per sostenere che alcune di esse non potrebbero esserle imputate, come esempio quelle che sarebbero influenzate dalle politiche europee di settore, o sulle particolarità topografiche e climatiche di talune zone interessate“. Gli sforzi italiani però non hanno portato frutto visto che la Corte ha sentenziato l’inadempimento sulla direttiva per la qualità dell’aria dichiarando che “l’Italia non ha manifestamente adottato, in tempo utile, le misure in tal senso imposte“.



CORTI EU, SENTENZE CONTRO ITALIA SU POLVERI SOTTILI E FONDI STRUTTURALI

L’altro schiaffo è come detto quello della Corte dei Conti Europea sull’utilizzo dei fondi strutturali da parte dell’Italia, che in questa particolare classifica risulta al penultimo posto nel Vecchio Continente, meglio solo della Croazia. La Corte ha sottolineato come a fronte di una media di assorbimento in Ue del 40%, l’Italia ha utilizzato nel 2019 circa il 30% dei fondi strutturali di investimento (Sie) a disposizione. Bisogna precisare che i tassi di assorbimento variano in maniera importante da un Fondo all’altro. Basta guardare il tasso di assorbimento del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr), dove l’Italia ha raggiunto un 50% di utilizzo dei fondi rispetto ad una dotazione di 100 miliardi di euro che costituisce anche il tasso più alto rispetto agli altri fondi Sie. Al contrario il tasso di assorbimento del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (Feamp), con una dotazione di 5,7 miliardi di euro, si è fermato al 29%. Per quanto nel 2019 il ritmo di assorbimento globale per i diversi fondi strutturali di investimento sia stato più rapido che in qualsiasi altro esercizio dell’attuale quadro finanziario pluriennale, esso è stato più lento nel 2019 che nel 2012, il corrispondente esercizio del precedente quadro finanziario. Il Paese che sfrutta meglio l’opportunità rappresentata dai fondi strutturali? La Finlandia, che sfiora l’80% dei fondi disponibili, davanti a Irlanda, Lussemburgo e Austria.

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