La Corte di giustizia dell’Unione Europea si pronuncia contro l’Italia, con l’Inps che sarà costretta a riconoscere gli assegni di natalità e maternità anche agli stranieri provvisti di regolare permesso di soggiorno, anche se di breve durata. La decisione è stata presa al termine di una serie di ricorsi presentati da cittadini di Paesi terzi che vivono regolarmente nel Bel Paese ai quali, secondo quanto appurato, la Corte ha dato ragione. L’Istituto Nazionale della previdenza sociale con a capo Pasquale Tridico dovrà ora versare gli assegni a chi ne farà richiesta.
“Le autorità italiane hanno rifiutato la concessione di un assegno di natalità e di un assegno di maternità a diversi cittadini di Paesi terzi che soggiornano legalmente in Italia, titolari di un permesso unico di lavoro” scrivono i giudici europei che spiegano come tale rifiuto sia sempre stato motivato dal fatto che queste persone “non sono titolari dello status di soggiornanti di lungo periodo“. L’Inps infatti ha versato gli assegni ai cittadini italiani e quelli di Paesi membri dell’Ue residenti in Italia e a cittadini extra-Ue, ma con permesso di lunga durata e negando lo stesso trattamento ai migliaia di lavoratori stagionali o di breve durata.
Corte Ue vs Inps, Asgi: “Ora pagare gli arretrati”
La decisione della Corte di giustizia dell’Unione Europea vede dunque uscire sconfitto l’Inps. Secondo in giudici infatti l’esclusione dal bonus bebè, istituito nel 2015, e dall’indennità di maternità per le madri disoccupate è illegittima perché in contrasto con l’articolo 34 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione e con la direttiva 2011/98, la quale riconosce il diritto alla sicurezza sociale a tutti gli stranieri con un permesso di soggiorno, anche breve, purché consenta di lavorare.
L’Asgi, l’associazione italiana dei giuristi dell’immigrazione che ha assistito i nove ricorsi oggetto della sentenza della Corte, ha puntato il dito contro l’Inps: “Ora dovrà versare le prestazioni a tutti gli stranieri che avevano fatto domanda e se l’erano vista respingere. Rimangono nel nostro ordinamento altre prestazioni, come il bonus asili nido, ancora riservate ai soli lungosoggiornanti, alle quali il Parlamento italiano dovrà ora mettere urgentemente mano per evitare ulteriori condanne da parte della Corte di Giustizia dell’Unione europea“.