“I diritti religiosi possono venire prima di quelli Lgbt”: con una sentenza che farà molto discutere la Corte Suprema Usa ha decretato che una agenzia affiliata alla Chiesa Cattolica – la Catholic Social Services (Css) – può rifiutarsi di affidare bambini a genitori Lgbt. La Corte Suprema di Giustizia negli Stati Uniti viene ogni volta “tirata” per la “giacchetta” in quanto decisamente condizionata dalle trame politiche per essenza stessa di un organo unicamente nominato dal Congresso: in questo particolare periodo storico, dopo la Presidenza Trump si è molto discusso oltre Oceano per la maggioranza di giudici in quota “Gop” che potrebbe portare a sentenze “di parte” (come se non potesse avvenire quando la maggioranza, dopo la Presidenza Obama, era a favore dei Dem).
Invece ieri la stessa Corte ha di fatto salvato l’Obamacare, la riforma sanitaria dei Democratici altamente osteggiata dai Repubblicani. 7 voti contro 2 e così si infrange il “sogno” Gop di potere eliminare la riforma voluta dal Presidente Obama: nel medesimo giorno però, una decisione unanime della Corte Suprema antepone di fatto i diritti religiosi a quelli della comunità Lgbt scatenando la rabbia di opinione pubblica e membri autorevoli del Partito Democratico Usa.
LA SENTENZA “CONTROCORRENTE” DELLA CORTE SUPREMA
Ora, delle due l’una: o la Corte Suprema è “schierata” pro Repubblicani, ma allora come si spiega l’Obamacare salvata; oppure è un organo seppur sottoposto a pressioni politiche che può garantire un arbitrio democratico costituzionale che per fortuna va oltre gli interessi delle “parti”. Ebbene, fatta questa enorme premessa che di fatto “smonta” la protesta contro la Corte “ideologicamente conservatrice”, si può ben scendere nei particolari per capire cosa sia avvenuto con il caso della Css e i diritti Lgbt. Di fatto – spiega Rai News – l’agenzia cattolica aveva fatto causa all’amministrazione dem di Philadelphia dopo essersi vista rifiutare l’affidamento di bambini, perché vincolato all’accettazione per coppie gay. La stessa agenzia aveva accusato il dipartimento di Philadelphia di aver rifiutato loro «i servizi di affidamento a meno che non accettino le coppie dello stesso sesso come genitori affidatari» e ciò «non può sopravvivere a un rigoroso controllo e viola il Primo emendamento», scrive il giudice supremo John Roberts. La Css ha affermato che il suo credo religioso le impedisce di considerare le coppie omosessuali come genitori affidatari: con questa decisione la giunta Dem aveva di fatto violato «l primo emendamento della costituzione sulla libertà di parola e di religione», conclude la Corte Suprema. Esultano le sigle cattoliche pro-life oltre Oceano e pure in Italia, con la Pro-Vita e Famiglia che scrive in una nota «in un momento storico in cui la lobby LGBT viene supportata da gran parte dei governi del mondo occidentale, la Corte suprema degli Stati Uniti è incredibilmente andata controcorrente, pronunciando una sentenza che ha chiarito che i diritti religiosi devono essere tutelati anche quando entrano in contrasto con le richieste della community LGBT […] Ci auguriamo che questa importante sentenza abbia ripercussioni anche in altre parti del mondo, in cui molti cristiani e cattolici sono già perseguitati e puniti per il semplice fatto di avere espresso delle opinioni in difesa della famiglia naturale».