Contrariamente ai mei articoli precedenti dove mi sono occupata prevalentemente di compagnie aeree, oggi, vorrei affrontare un argomento che ha suscitato un pò di polemiche e che riguarda la bellissima località montana di Cortina d’Ampezzo.
Nei giorni precedenti al Natale, alcuni amici che frequentano da anni Cortina d’Ampezzo e che in quella località possiedono una seconda casa (i cosiddetti cortinesi) mi hanno chiesto se io sapessi qualcosa circa le prospettive per la riapertura dell’aeroporto di Cortina ormai chiuso da anni.
Anche il ministro per il Turismo, l’On. Daniela Santanché che si è recata recentemente a Cortina d’Ampezzo per un breve soggiorno, ha nuovamente sollevato il problema relativo alla riapertura dell’aeroporto Sant’Anna in funzione delle Olimpiadi di Milano-Cortina in programma nel 2026, e che si trova a pochi chilometri dalla Perla delle Dolomiti in località Fiames.
“A Cortina serve l’aeroporto, per arrivarci è un calvario”. Sono state queste le parole della ministra rilasciate a un quotidiano locale a ridosso delle festività natalizie. E non possiamo darle torto. Oggi raggiungere Cortina è possibile solo in auto o in autobus oppure noleggiando un elicottero alla modica cifra di oltre 6-7 mila euro.
Dopo aver fatto alcune ricerche, parlato con alcuni operatori economici della zona e confrontandomi con dei tecnici, mi sono fatta un’idea ben precisa del problema, ma prima di tutto vorrei raccontarvi brevemente la storia di questo aeroporto.
L’aeroporto di Cortina in passato era gestito dalla società Aeralpi che, in pieno boom economico e del grande sviluppo di Cortina, e cioè tra il 1962 e il 1976, era riuscita a registrare oltre 19.000 passeggeri in un anno.
Purtroppo con gli strumenti di allora, il numero di passeggeri era del tutto insufficiente a tenere in piedi uno scalo, tanto è vero che nel luglio 1968, pochi mesi dopo la morte del conte Cesare d’Acquarone, che era il principale socio e finanziatore, la società dovette chiudere l’aeroporto, che venne declassato ad aviosuperficie in base alla legge Gex, da poco entrata in vigore, quella che per prima liberalizzò l’uso delle aree di atterraggio private.
Il nuovo regolamento emanato nel 1971, sostanzialmente ridefiniva le aviosuperfici e indicava le norme per i piloti che potevano utilizzarle. Proprio grazie a questa legge nel 1972 un gruppo di imprenditori della provincia di Trento prese la gestione del Sant’Anna, introducendo i voli taxi, l’attività durò fino al dicembre del 1975 quando un pilota ampezzano, Carlo Lorenzi, riuscì a ottenere dalla giunta comunale un permesso provvisorio per l’utilizzo della pista, che venne poi definitivamente chiusa nel maggio del 1976 quando ci fu l’ultimo tragico incidente.
Attualmente l’aeroporto di Cortina è utilizzato come una sorta di elisuperficie segnalata, mentre la vecchia pista, quella per il decollo e atterraggio degli aeromobili, è di fatto relegata a un’aviosuperficie del tutto occasionale, utilizzabile solo con il consenso della proprietà del terreno, e cioè il Comune di Cortina d’Ampezzo.
La norma aeronautica oggi divide in due settori l’ambito aeroportuale; gli aeroporti che vengono gestiti dalle società di gestione attraverso una concessione rilasciata dall’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile, previa verifica dei requisiti tecnici economici e di sicurezza, e oggi come allora le Avio/Elisuperfici, liberalizzate con una legge ad hoc nel 2006.
Nelle aviosuperfici segnalate è prevista la figura del gestore, che è responsabile per tutte le attività di land side (movimenti a terra degli aeromobili e dei mezzi) nonché di avvicinamento e di decollo e garantisce che la pista è idonea alle operazioni di volo e che le operazioni si possono svolgere in massima sicurezza.
Poi esiste anche un altro tipo di aeroporto, il cosiddetto aeroporto minore, come ad esempio quello di Asiago. L’aeroporto minore è una figura ibrida di aviosuperficie, la legge infatti limita le attività delle aviosuperfici a voli non di linea con aeromobili di massa complessiva certificata fino a un massimo di 5.700 kg e al massimo con 9 persone a bordo equipaggio escluso. Per fare un esempio, sulla pista di Cortina, che ha circa 1.100 metri di lunghezza, oggi potrebbe tranquillamente atterrare un piccolo jet privato come un Cessna Citation 1 o un Cirrus Vision oppure un Honda Jet.
L’aeroporto minore invece non ha le limitazioni delle aviosuperfici. L’area inizialmente di proprietà dei privati (o anche pubblica) viene trasferita al demanio, che a sua volta la riconcede al gestore sotto forma di concessione, sempre previa verifica dei requisiti previsti dalla norma. L’unica limitazione è che negli aeroporti minori non sono consentiti voli con oltre 19 passeggeri o voli per il trasporto delle merci.
Andando a spulciare in epoca molto più recente, nel 2014 Bruno Zago, noto imprenditore nel settore della carta, insieme a Gherardo Manaigo proprietario dell’Hotel de la Post di Cortina, avevano presentato al Comune di Cortina un progetto per la ristrutturazione e lo sviluppo dell’aeroporto di Cortina. La famiglia Zago si è contraddistinta nel tempo non solo per i risultati ottenuti nel proprio campo, ma anche per aver rilanciato l’aeroporto di Asiago che oggi funziona molto bene. Nonostante la promessa di Zago di investire nel progetto almeno 20 milioni di euro, il progetto non ha mai avuto un seguito concreto e questo la dice lunga sulle problematiche che questa iniziativa si porta dietro.
Nel 2020 a ipotizzare il ripristino dello scalo era stato anche il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, la proposta però era stata bocciata da Luigi Alverà, all’epoca vicesindaco: “Non c’è questa intenzione”, erano state le dichiarazioni dell’ex amministratore ampezzano.
Ora però c’è un nuovo Governo e a Cortina d’Ampezzo una nuova amministrazione che si è insediata in corso Italia a metà giugno 2022: l’aeroporto potrebbe tornare, quindi, in cima all’agenda anche in prospettiva Olimpiadi 2026 Milano-Cortina?
“Assolutamente no – afferma Gianluca Lorenzi, primo cittadino di Cortina d’Ampezzo – c’è una linea amministrativa ben precisa, con coscienza e responsabilità, non intendiamo prendere in considerazione questa possibilità: non è un’opera necessaria al nostro territorio stiamo valutando eliporto e vertiporto“. Queste le posizioni espresse dal sindaco di Cortina alla stampa.
Ma a detta di molti residenti e di vari albergatori della Perla delle Dolomiti la linea del Sindaco Lorenzi, non sarebbe del tutto condivisa con altri esponenti della maggioranza e della Giunta, i quali vedrebbero invece di buon occhio il progetto di sviluppo dell’aeroporto.
Anche gli ampezzani sulla questione si sono divisi. C’è chi è favorevole a una riapertura del sito attualmente utilizzato in parte da alcuni elicotteri e in parte dai camper che lo usano come parcheggio, e chi invece ritiene che non sia necessario ri-aprire quel sito, definito troppo pericoloso per l’attività aeronautica.
Debbo dire che personalmente non condivido le posizioni del Sindaco Lorenzi sulla questione aeroporto, in quanto non mi sembra che le prese di posizione sull’argomento siano dettate da studi o da ricerche in materia aeronautica, ma solo da anni di troppe dicerie sulla questione della pericolosità dell’area in questione. Anzi, vorrei far presente al primo cittadino che un progetto serio di sviluppo di quell’area in chiave aeronautica complessiva e che preveda in qualche modo la possibilità di far arrivare dei piccoli jet da turismo a Cortina, non solo sarebbe di grande aiuto per il turismo, ma anche per tutte le attività economiche, in particolare per quella alberghiera e per quella immobiliare, soprattutto se di alto profilo che ne trarrebbero un grande vantaggio.
Il progetto ferroviario, che sia il collegamento Cortina-Dobbiaco o Cortina-Calalzo. è un progetto di lunghissimo respiro, ed è impensabile scartare un progetto come quello dell’aeroporto a discapito di un altro. Possibilmente sarebbe logico cercare di perseguirli entrambi.
Oggi con gli aeroplani moderni i piloti hanno a disposizione una strumentazione di navigazione avanzata per cui sono perfettamente in grado di valutare le condizioni meteo della località e della relativa pista di atterraggio. Quindi, la pericolosità risiede solo nel pilota e nella sua esperienza. E poi non siamo più negli anni ’70, gli strumenti a disposizione ci mettono nelle condizioni di poter prendere delle decisioni avendo informazioni molto più affidabili di un tempo.
Vertiporti? Non credo che sia una scelta dettata da una valutazione fatta da un tecnico esperto. Forse il Sindaco non è a conoscenza che i cosiddetti taxi-drone che in futuro utilizzeranno i vertiporti,non solo hanno un range operativo limitato, ma possono trasportare al massimo 2-3 persone e non sono adatti per operare nei territori di alta montagna, infatti sono stati concepiti per terreni piatti e su percorsi di massimo 20/25 minuti.
Eliporto? Ma perché privarsi della possibilità di disporre di una aviosuperficie che di fatto è già abilitata all’atterraggio degli elicotteri? È una cosa inconcepibile dal punto di vista sia logico che imprenditoriale.
Quindi aeroporto o aviosuperficie? Se dipendesse da me propenderei per la seconda, è sicuramente meno impattante dal punto di vista delle opere e molto rapida in termini di realizzazione (in 12 mesi sarebbe pronta) e con la possibilità di successive espansioni, metterebbe tutti d’accordo e finalmente anche la nostra ministra potrebbe arrivare a Cortina molto più velocemente.
Chiudo inviando a tutti lettori un caloroso augurio di buon 2023 e in particolare al Sindaco di Cortina d’Ampezzo Gianluca Lorenzi, con la speranza che la sua Giunta si dimostri lungimirante in modo da non farsi scappare l’occasione di avere come partner uno o più imprenditori qualificati i quali si possano adoperare per investire sul territorio ampezzano, in particolare su un’infrastruttura, come quella dell’aeroporto di Cortina d’Ampezzo, che a mio modesto avviso è strategica non solo per le Olimpiadi del 2026, ma anche per il futuro del territorio.
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