La notte fra l’1 e il 2 gennaio si è verificata una violenta rissa in quel di Cortina d’Ampezzo. A “sfidarsi”, come riferisce l’edizione online del Corriere della Sera, alcuni ragazzi trevigiani e dei turisti romani. «Non è stata una rissa, ma un vero e proprio agguato» ci tiene a precisamente Marco, fra i trevigiani figli di avvocati e imprenditori «Ci hanno aggrediti solo per il gusto di fare a botte, prendendoci a cinghiate e a calci…». Lo stesso 17enne ha presentato tramite la madre, titolare di uno studio legale, una querela che a breve finirà in procura. «Eravamo una comitiva di otto compagni di scuola – ha spiegato Giacomo, altro 18enne trevigiano coinvolto nella vicenda – due ragazze e sei maschi. Frequentiamo tutti lo stesso liceo di Treviso e siamo molto amici. La più giovane ha 15 anni, il più grande sono io, che ne ho 18». Quindi è arrivato Capodanno e poi la sera del primo gennaio: «Abbiamo cenato e poi siamo stati all’esterno di un locale. C’erano anche altri turisti con i quali avevamo fatto amicizia, era una serata tranquilla. Intorno all’una di notte ci siamo incamminati verso il centro per prendere un taxi e tornare a casa». A quel punto hanno incontrato la comitiva di romani: «Saranno stati in sei o sette – ha proseguito Giacomo – e ci hanno affiancati mentre percorrevamo corso Italia. Qualcuno di noi stava intonando una canzone in dialetto trevigiano che fa così: “El melon xe bon, el melon xe arancion…” e si conclude con “Alé Treviso! Alé Treviso!”. In quel momento riprendevamo la scena col telefonino, e quindi esiste anche un video che lo dimostra». Poi Marco ha aggiunto: «Io ho augurato loro buon anno nuovo. Ma uno di quei ragazzi ha subito preso di mira un nostro amico, chiedendogli con tono minaccioso cosa avesse da guardarlo. In realtà abbiamo subito capito che era tutto un pretesto: cercavano di provocarci».



Poi è accaduto il peggio: «All’altezza dell’hotel De La Poste – spiega il 18enne Marco – il gruppetto ci ha circondati. Uno dei nostri amici si è fatto da parte, anche per portare al sicuro le due ragazze. Siamo rimasti noi tre». Marco racconta quegli attimi tremendi: «È stato assurdo. Tutti insieme si sono sfilati le cinture, parevano dei barbari che sguainano le spade. Intanto alle nostre spalle sono arrivati dei loro amici, sempre romani. Ho sentito distintamente uno di loro gridare: “Forza Lazio”». In tutto, spiega, erano una dozzina contro tre: «Anche per questo non ha senso parlare di rissa: in quella situazione non abbiamo neppure avuto la possibilità di difenderci».



CORTINA, RISSA FRA RAGAZZI TREVIGIANI E ROMANI: IL RACCONTO DI DUE RAGAZZI

Poi Giacomo ha ricordato un dettaglio agghiacciante: «Mentre mi prendevano a cinghiate, ho visto chiaramente uno di loro afferrare la sedia all’esterno dell’hotel e scagliarla in testa a Marco». Marco: «È durato un istante. Ho sentito la botta, ho visto tutto nero. Sono crollato a terra, svenuto, mentre il sangue mi usciva da dietro l’orecchio. Poi, in ospedale, hanno dovuto darmi dei punti di sutura».

E non è finita qui: «Io e l’altro ragazzo – racconta ancora Marco – siamo fuggiti in direzioni opposte. Il mio amico è stato raggiunto e colpito: mentre era inginocchiato a terra, continuavano a prenderlo a cinghiate e a calci. Per fortuna è riuscito a comporre il 112 e, quando hanno capito che stava telefonando alla polizia, i picchiatori l’hanno lasciato perdere. Io invece sono riuscito a raggiungere l’esterno di un locale, dove c’era un capannello di clienti: mi sono salvato così». Giacomo svela di aver riconosciuto i ragazzi in seguito su Instagram, e per questo la madre di Marco ha potuto presentare la querela. «Ho ancora i lividi per le cinghiate», racconta il 18enne, mentre Marco chiosa: «Doveva essere una serata felice. Pensare di poter essere aggrediti in quel modo, e senza alcun motivo, mi mette ancora tanta rabbia».