È paradossale pensare, che non più di 15 mesi fa, il Governo, allora capitanato da Giuseppe Conte, sventolava il vessillo del suo impegno alla lotta senza quartiere all’evasione fiscale. Questo problema, cioè l’incapacità di un equo prelievo fiscale verso tutti i tipi di contribuenti, a partire dalle grandi imprese sino ad arrivare a coloro che le tasse non sanno neanche cosa siano, cioè gli evasori totali, era un fardello insolvibile, che già tutti gli esecutivi precedenti si portavano sulle spalle. Per contro, oltre il prelievo dei tributi dovuti correnti, c’era in ballo tutto il pregresso, cartelle e ingiunzioni ammontanti a circa 990 miliardi di euro di cui solo 80 esigibili. Poi un anno fa, e arrivato lo tsunami universale del Covid-19 e tutto è stato ribaltato.
Gli interventi statali, per forza di cose, drammaticamente più urgenti, hanno dovuto riguardare la cura dei cittadini e cercare di trovare il più in fretta possibile un vaccino che potesse debellare l’avanzare della pandemia. Evidentemente, l’economia mondiale è andata in tilt: aziende chiuse, persone senza lavoro, tutti i gangli vitali delle collettività mondiale a “ramengo”. Universalmente si sperava che in breve tempo tutto terminasse e si potesse ripartire.
Dopo più di un anno, la situazione è sempre quella: è vero che sono arrivati i vaccini, ma i numeri della pandemia non sono cambiati, anzi… Si stanno susseguendo ondate di contagi sempre tristemente incontrollabili e la macchina vaccini (un gigantesco caos), unica soluzione a questo disastro, fa fatica a decollare e di conseguenza la gente continua ad ammalarsi e morire. Se si guarda poi alla condizione economica contingente del nostro Paese possiamo (come d’altra parte in tutte le nazioni della terra) affermare, e questo è sotto gli occhi di tutti, che da un anno a questa parte non è mutato nulla, anzi, il momento è apocalittico; gli interventi governativi a soccorso delle sorti del nostro Paese ci sono stati, ma purtroppo assai insufficienti sia nei finanziamenti che nelle risoluzioni strutturali. Il popolo italiano non ce la fa più! La nazione ha bisogno di certezze: si è cercata a livello politico coesione delle varie parti, volta ad almeno affrontare dignitosamente oltre che prontamente la situazione. Così è apparsa nello scenario istituzionale, da molti universalmente invocata. la figura di Mario Draghi, alla guida del nostro esecutivo.
Il nuovo presidente del Consiglio ha cominciato ad agire subito, soprattutto nell’ottica del rinnovamento, sostituendo coloro che fino al quel momento erano responsabili (protezione civile, commissioni sanitarie anti Covid1-9, esperti economici, ecc.), assumendosi però per sé tutte le priorità decisionali. Così, si sta cercato primariamente di aggiustare la scarsità dell’approvvigionamento (maledette le case farmaceutiche e anche l’Ue) e l’incapacità delle nostre strutture mediche regionali a mettere in pista una seria campagna vaccinale. E in seguito, è notizia di questi giorni, le misure economiche previste dal Decreto sostegni.
In questo contesto il Premier ha dichiarato solennemente: «L’obiettivo è dare più soldi a tutti e velocemente». Questo decreto, secondo Draghi, è una risposta, purtroppo parziale ma significativa alle povertà, al bisogno che hanno le imprese e ai lavoratori, ma è, secondo lo stesso, il massimo che si è potuto fare all’interno dello stanziamento di 32 miliardi di euro; a ogni modo è anche chiaro che tale decreto non si discosta di molto da quello approvato per ultimo dal Governo Conte.
Ma quali sono i punti cardini di questo provvedimento? Prima di tutto, si intende abbandonare i codici Ateco (codice di selezione delle attività), strumento discriminante per le categorie economiche. In secondo luogo, si vogliono velocizzare i pagamenti e le erogazioni inizieranno l’8 aprile, per chi avrà fatto domanda, e 11 miliardi entreranno nell’economia nel prossimo mese. Si è affermato che si tratta di un’operazione ancora parziale e per questo arriverà un nuovo scostamento di bilancio ad aprile. Proseguendo poi, per quanto riguarda le aziende, c’è una parte destinata al ristoro o indennizzo per quelle che operano nella montagna, molte poste di questo decreto sono indirizzate al turismo e c’è un provvedimento molto importante per gli autonomi, inclusi i lavoratori del settore agricolo, con nuove risorse per la decontribuzione.
Del totale della “torta”, tre quarti dell’importo sono destinati a imprese, artigiani, ditte individuali, professionisti e partite Iva; il resto riguarda un intervento significativo nei confronti dei meno abbienti, di coloro che hanno perso il lavoro; quindi si pensa a un’estensione del reddito di emergenza sia della platea che negli importi stanziati. Tutto questo è, nell’intendimento del Governo, necessario per accompagnare le imprese e i lavoratori nel percorso di uscita dalla pandemia; si inoltre affermato che in questo anno, in cui non si chiederà denaro, e di contro si vuole distribuirlo equamente, non si guarderà al debito, non è questo il tempo di pensare al Patto di stabilità.
Ma veniamo al capitolo strettamente fiscale e all’attuazione della famosa “Pace fiscale” (provvedimento anch’esso, già in corso) di questo Decreto sostegni: lo stralcio delle cartelle prevede un importo contenuto di 5.000 euro (che corrisponde a un netto di circa 2.500 euro tra interessi e sanzioni varie). E questo dovrebbe permette all’amministrazione di perseguire la lotta all’evasione anche in modo più efficiente; si intende definire la norma un condono che però sarà limitato a una piccola platea, sotto un certo reddito e forse con minore disponibilità economica e tale provvedimento avrà impatti parecchio limitati. A tale riguardo si sottolinea che è chiaro che sulle cartelle il sistema fiscale non ha funzionato, dato che ha permesso l’accumulo di milioni e milioni di crediti che non si possono esigere: bisogna cambiare qualcosa. Certamente il Premier non è ricorso a giri di parole per spiegare, in riferimento allo stralcio delle cartelle, che ci sarà anche una sezione che prevede una modifica dell’incameramento dei tributi, una piccola riforma della riscossione. Senza ciò in un paio di anni si avrebbero ancora milioni di cartelle da dover esigere. Inoltre, si provvederà a cambiare il calendario fiscale per cittadini, professionisti e imprese.
Per quanto riguarda le cartelle esattoriali, dall’entrata in vigore del decreto (in questi giorni) e fino al 30 aprile restano sospese le notifiche di nuovi atti e i versamenti. Ma c’è anche una proroga per le rate della rottamazione ter e del saldo e stralcio relative al 2020 e al 2021. In particolare, slitta al 31 luglio il pagamento delle quattro rate del 2020 che l’ultima proroga aveva spostato al 1° marzo. Invece, le rate del 1° e 31 marzo, 31 maggio e 31 luglio 2021 possono essere versate entro il 30 novembre. È previsto un margine di tolleranza di cinque giorni sia per le rate del 2020, sia per quelle dell’anno in corso. Si provvederà alla proroga anche per la web tax. Il termine del primo versamento, slittato al 16 marzo grazie al decreto Milleproroghe, ora viene fissato al 16 maggio. La scadenza ultima della dichiarazione passa dal 30 aprile al 30 giugno. Queste due nuove date resteranno a regime per i prossimi anni e slitterà dal 16 al 31 marzo il termine della Certificazione unica, sia per la consegna a lavoratori e pensionati, sia per l’invio dei dati all’Agenzia delle Entrate ai fini della dichiarazione dei redditi pre-compilata. La stessa data viene fissata come scadenza per la trasmissione dei dati relativi alle spese che consentono detrazioni e deduzioni.
La dichiarazione pre-compilata per imprese e autonomi viene rinviata: i registri pre-compilati partiranno dal 1° luglio 2021 e il censimento delle operazioni inizierà nel 2022. Risultato: la dichiarazione Iva pre-compilata non vedrà la luce fino al 2023. Slitta, infine, al 10 giugno 2021 (tre mesi in più) il termine per la conservazione delle fatture elettroniche 2019.
In conclusione c’è ancora una cosa da dire: già il giorno dopo l’annuncio del Decreto, parecchie categorie e in generale i detrattori dell’opera che Mario Draghi sta conducendo, hanno affermato tra le altre cose che il Decreto sostegni è l’ennesima, grave delusione per gli imprenditori. Essi pensano che complessivamente, e ancora una volta, le risorse assegnate e gli sgravi per le imprese siano assolutamente insufficienti. Nello specifico si considera che le tranche di contributi a fondo perduto coprono meno del 7% del fatturato perso dalle attività economiche nel solo 2020. Poi si dice che c’è il problema che i sostegni non giungeranno prima di fine aprile, così molte attività ancora vive andranno a estinguersi e le rimanenti, in particolare quelle che hanno registrato una diminuzione di fatturato pari al 30% se non di più, riceveranno le briciole degli stanziamenti. Insomma per tutti, ci sono ancora troppi forti limiti e vista la “mal parada” si rischia il default più completo. Noi vogliamo essere positivi: confidiamo ardentemente che questi provvedimenti non siano i soli, ma l’inizio di un’era, un’epoca di costruttivo rilancio per uscire dal tragico caos e distruzione chi ci attanaglia. Preghiamo di non essere disillusi per l’ennesima volta! Come già scritto in queste pagine: c’è in ballo l’esistenza in vita della nazione.
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