Il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, chiede che i Paesi aderenti consentano agli ucraini di usare le armi occidentali contro obiettivi in territorio russo, ma lo scopo è solo di allungare la guerra fino alle elezioni europee e americane. Arrivare alle urne con una sconfitta sarebbe uno smacco per i leader UE e USA che avevano assicurato la vittoria di Kiev. Il problema è che i russi potrebbero rispondere attaccando un Paese occidentale.
Un’eventualità, spiega Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa, che potrebbe mettere in grossa difficoltà la NATO stessa, soprattutto se non tutte le nazioni aderenti decidessero di intervenire in soccorso del Paese colpito. Un modo per uscire da una guerra ormai persa ci sarebbe: favorire un accordo di pace in cui l’Ucraina rimane neutrale, ma con la NATO che le fa da garante. Se Kiev venisse attaccata, sarebbe autorizzata a intervenire.
La vicenda delle armi occidentali che gli ucraini potrebbero usare per colpire obiettivi russi cosa ci dice della NATO? L’Alleanza atlantica è spaccata?
La NATO ufficialmente non è coinvolta nella guerra, sono le singole nazioni che decidono se e come aiutare militarmente l’Ucraina. Un aspetto che lo stesso Stoltenberg è stato costretto a precisare. Sulle armi da usare per colpire in territorio russo sono arrivate adesioni di diversi Paesi. Gli USA hanno dato il consenso solo per certi tipi di armi, i razzi a lungo raggio M270 (MLRS, Multiple Launch Rocket System), e gli Himars, che hanno 80 chilometri come raggio di azione. Da utilizzare soltanto nella zona di Kharkiv, dove la prima linea non è lontana dalla Russia. Pare che non permetteranno, invece, l’uso degli Atacms. Francia e Gran Bretagna non avrebbero posto limiti: gli Storm Shadow, gli Scalp, con un raggio di azione di 250 chilometri, potrebbero colpire più in profondità in Russia. L’Italia, che dovrebbe aver inviato gli stessi missili, non ha dato il permesso. Mi immagino quindi che l’aviere ucraino che userà gli Storm Shadow dovrà guardare bene il numero di matricola per capire da dove provengono.
Una situazione paradossale, che non è l’unica.
Infatti. Norvegia, Danimarca e Olanda hanno autorizzato l’uso degli F16 per colpire il territorio russo, il Belgio no. Quando il comandante di squadriglia darà l’ordine di colpire, il pilota ucraino del caccia belga non potrà farlo. Alla fine potrebbe succedere che gli ucraini non stiano a guardare la differenza. L’unico modo che hanno per non perdere la guerra, d’altra parte, è coinvolgere i Paesi alleati: l’attacco alla rete radar che permette ai russi di individuare con anticipo l’arrivo di missili balistici nucleari può essere letto in questo contesto. Per la dottrina russa è un motivo sufficiente per reagire con armi atomiche.
È una situazione veramente ingarbugliata e rischiosa.
Teniamo conto, però, che certi tipi di operazioni il personale ucraino riesce a metterle in atto se ha al suo fianco consiglieri e tecnici occidentali. A colpire la Russia saranno mezzi ucraini, ma con armi gestite da personale occidentale, con il supporto informativo garantito da satelliti o aerei spia delle nazioni NATO. Il coinvolgimento diretto dei Paesi che accettano tutto questo è evidente. Potremmo ancora fornire Storm Shadows e Atacms agli ucraini, ma svuoteremmo i nostri magazzini. E farebbero la fine che fanno ora. Una parte verrebbe distrutta nei siti di deposito: i russi colpiscono spesso vicino al confine tra Ucraina e Polonia perché lì c’è la grande base logistica di Rzeszow, che è l’hub su cui confluiscono gli aiuti militari. Un’altra parte dei missili occidentali verrebbe abbattuta, mentre alcuni colpirebbero il bersaglio. Le sorti della guerra, tuttavia, non cambierebbero.
Qual è l’obiettivo della NATO con questa operazione?
L’obiettivo è che l’Ucraina deve resistere fino alle elezioni europee e alle presidenziali USA di novembre. Il tracollo interno dell’Ucraina, con la gente che non vuole combattere e i leader che scappano, sarebbe la più grande vittoria di Putin. E la sconfitta di Kiev sarebbe la disfatta dei partiti e dei leader che hanno voluto il braccio di ferro con la Russia. Le bugie delle von der Leyen, dei Macron, dei Draghi, per cui le sanzioni avrebbero sconfitto i russi, si ritorcerebbero contro di loro.
La NATO sa che ha perso la guerra ma non lo dice fino a che non ci saranno le elezioni UE e USA?
La NATO non esiste, c’è un’Alleanza in cui gli angloamericani decidono la comunicazione strategica. Quando parla Stoltenberg è la voce degli angloamericani che si sente, gli altri Paesi possono solo accodarsi. L’Italia fortunatamente nella vicenda delle armi da usare contro i russi non si è accodata: metterebbe a rischio l’Europa.
Gli USA dovrebbero firmare degli accordi di sicurezza con l’Ucraina come hanno fatto Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia. Ogni Paese NATO si muove per conto suo? L’Alleanza ha ancora un futuro, una strategia?
La NATO ha una credibilità molto limitata. Se alza i toni attraverso Stoltenberg e poi non ha la compattezza degli Stati membri rischia di dimostrarsi un bluff. Se le armi polacche colpissero il territorio russo e la Russia rispondesse prendendo di mira una base in Polonia, quella di Rzeszow, a quel punto Varsavia potrebbe invocare l’articolo 5 e chiedere alla NATO di intervenire? Io dico di no, perché la decisione di permettere l’attacco in territorio russo è stata presa dal singolo Paese. Se una nazione NATO subisse la rappresaglia russa e invocasse l’intervento dell’Alleanza atlantica e gli altri Paesi si chiamassero fuori, la NATO sarebbe finita. Siamo sicuri che tutti i Paesi dell’Alleanza atlantica andrebbero ad aiutare la Lettonia che sogna una Russia che si smembra?
La NATO, insomma, anche se non coinvolta ufficialmente, ha più di una responsabilità in questa situazione?
Se non avesse dichiarato nel 2008 che Ucraina e Georgia erano candidate a entrare, tutti questi problemi non li avremmo. Dire, come fa Stoltenberg, che l’Ucraina deve aderire all’Alleanza atlantica significa voler accentuare la guerra. La NATO, insomma, è diventata un fattore di destabilizzazione, senza che neanche abbiamo le munizioni per combattere. Per questo dico che l’escalation serve a permettere che l’Ucraina resista fino alle elezioni europee e americane: dopodiché la guerra non sarà più quella degli USA. Tra un mese si parlerà del prossimo presidente della Commissione UE, la von der Leyen ci spera, Draghi ci proverà. Ma chi ci mettiamo? Il tracollo dell’Ucraina ridicolizzerebbe tutto quello che hanno detto certi leader.
La perdita di credibilità della NATO potrebbe riguardare anche l’Unione Europea?
Le parole di Borrell, alto rappresentante UE per gli affari esteri, sulle armi da usare in Russia ricalcano quelle di Stoltenberg. È lo stesso che nel marzo 2023 promise un milione di proiettili all’Ucraina. E forse ce la faremo entro il 2024. Quando parla lo fa a nome di chi, di tutti i Paesi UE? L’Austria non è nella NATO e non ha mai dato un proiettile in Ucraina. Se poi ci sono istituti di ricerca britannici, come ha rivelato Sky News, che dicono che i russi quest’anno produrranno tre volte e mezzo le munizioni di artiglieria di Europa e USA, si capisce che la situazione dell’Ucraina è difficile.
Ma la NATO può recuperare il suo ruolo di alleanza difensiva?
Ha un’opportunità: sostenere un accordo di pace. Putin lo ha proposto sulla base della situazione sul terreno, che per l’Ucraina vuol dire perdere territorio, ma sempre meno di quello che succederebbe se la guerra dovesse durare altri sei mesi. La NATO potrebbe porsi come garante della sicurezza di un’Ucraina neutrale: si potrebbe fare un accordo per cui i russi si prendono i territori che hanno conquistato e Kiev rimane neutrale, con la garanzia che se dovesse essere invasa nuovamente, la NATO interverrebbe, usando la sua forza per fare da scudo a un accordo diplomatico.
(Paolo Rossetti)
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