Tanti, guardando il film Green Book, potrebbero chiedersi il perché di questo titolo. Seguendo la pellicola, poi, la domanda trova una prima risposta: Green Book è in realtà una guida, una sorta di mappa che ha con se il protagonista nel corso del suo lungo viaggio negli Stati Uniti d’America. Ma a cosa serve e, soprattutto, è realmente esistito? La risposta a questa seconda domanda è sì, anche se la motivazione della sua utilità non è così lodevole. Green Book è l’abbreviazione di The Negro Motorist Green Book, una guida per viaggiatori afroamericani.



All’interno di questo libro dalla copertina verde venivano indicati tutti i luoghi utili – alberghi, ristoranti, distributori di benzina, villaggi – in cui erano accettate le persone di colore. Il libro nasce chiaramente in un America fortemente razzista, negli anni in cui a viaggiare per le persone di colore era molto complicato non solo per le limitazioni razziali ma anche perché ben pochi possedevano un’auto o i mezzi economici per spostarsi.



A cosa serviva il The Negro Motorist Green Book?

The Negro Motorist Green Book nasce nel 1936 e a scriverla e pubblicarla è Victor Hugo Green, che decide di usare anche il suo cognome nel titolo come omaggio a se stesso. La guida per “il viaggiatore non bianco”, utile a viaggiare in sicurezza si rivela poi un grande successo. Inizialmente il Green Book si concentra su New York e sul suo Stato, successivamente si espande all’intero paese. Avrà vita piuttosto lunga: il Green Book (così poi chiamato negli anni successivi per questione di comodità) viene aggiornato costantemente fino al 1966, quando smette di essere pubblicato. Non una data a caso, se si pensa che nel 1964 viene emanato il Civil Rights Act, legge che proibisce la discriminazione in luoghi pubblici sulla base di razza, colore, religione, sesso e nazionalità.

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