LEUCEMIA LINFOBLASTICA ACUTA A CELLULE B, COS’E’?

Cos’è la leucemia linfoblastica B, la malattia di cui ha sofferto Ludovica Nasti? Questo pomeriggio (nell’appuntamento del sabato a partire dalle ore 16), la 16enne attrice originaria di Pozzuoli sarà ospite negli studi di “Verissimo” per parlare non solo dei suoi prossimi impegni professionali ma anche della sua vita privata: e, come è noto, una delle star emergenti del panorama dello showbiz italiano ha dovuto fare i conti anche con una malattia che aveva condizionato la sua infanzia, costringendola pure a trasfusioni di sangue. Ma cosa sappiamo di questa patologia, le sue cause e come si cura?



Andiamo con ordine e partiamo dalla classificazione di questa malattia: la leucemia linfoblastica acuta a cellule B è di fatto un sottotipo della leucemia linfoblastica, di natura maligna e caratterizzate di solito dalla proliferazione incontrollata dei cosiddetti blasti, ovvero delle cellule immature che appartengono alla serie linfocitaria. Stando ai dati diffusi dalla Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, si tratta di una forma tumorale molto frequente nei bambini: questo cancro che interessa le cellule del sangue nasce quando una cellula da sana si trasforma in tumorale, moltiplicandosi in modo incontrollato; da questa ’progenitrice’ che sviluppa la leucemia linfoblastica è appunto il linfoblasto. Questo, in una situazione normale, dà origine ai globuli bianchi chiamati linfociti, con una proliferazione che porta a sostituire ed eliminare i globuli bianchi vecchi.



MALATTIA DI LUDOVICA NASTI: CAUSE, SINTOMI E TERAPIE

Invece, nel caso della leucemia linfoblastica, il DNA del linfoblasto è alterato e quindi comincia a moltiplicarsi senza controllo, con le nuove cellule maligne che si accumulano prima nel midollo osseo e successivamente cominciano ainteressare i linfonodi, la milza, il fegato, a volte anche il sistema nervoso centrale e, nel caso dei maschi, i testicoli. Il termine “acuta” invece indica la velocità di progressione della malattia che non solo insorge ma peggiora anche in modo molto rapido. A seguito inoltre di questa proliferazione di linfociti B, i sintomi si sostanziano di solito in un malessere generale, perdita di peso, dolori articolari diffusi, anemia (caratterizzata pure da episodi di spossatezza e pallore), sanguinamenti delle gengive e perdite di sangue dal naso.



Se le cause di questa proliferazione eccessiva di linfociti B si lega strettamente a delle mutazioni genetiche, è altrettanto vero che oggi le cause di queste alterazioni non sono mai state chiarite del tutto dalla scienza anche se sono stati isolati alcuni fattori di rischio tra cui l’esposizione a certe sostanze e persino l’essersi sottoposti a precedenti terapie oncologiche. Per accertare la patologia si parte ovviamente dall’esame completo dell’emocromo e, in caso di risultati che confermino la leucemia linfoide, si approfondisce il quadro clinico con ulteriori esami del sangue e biopsie del midollo osseo ed esami strumentali come TAC, ecografie e risonanze. La terapia invece varia in base alla gravità della situazione e dell’età del paziente, può durare anche anni e consiste in cicli di chemioterapia divisi in una prima fase di induzione (distruzione dei linfociti leucemici), poi di consolidamento (per la remissione del tumore) e infine di mantenimento (al fine di impedire una nuova proliferazione delle cellule tumorali).