Bisogna dimostrare l’attuale legame tra Cospito e gli anarchici, ricordando che il 41 bis serve per evitare che si commettano altri reati. Sta scritto nella requisitoria che il procuratore generale della Cassazione Pietro Gaeta ha depositato in vista dell’udienza sul caso che si terrà proprio in Cassazione il 24 febbraio prossimo. Un punto di vista diverso da quelli elaborati finora dai magistrati che si sono occupati della vicenda, ma che non è detto serva a sbloccare la situazione. “In realtà – osserva Frank Cimini, storico cronista di giudiziaria, già al Manifesto, Mattino, Apcom, Tmnews e attualmente autore del blog giustiziami.it – in questa vicenda si sono un po’ incartati”. Anche se le motivazioni del pg, che lo portano a chiedere la revoca del 41 bis, introducono un elemento nuovo nel dibattito.
La requisitoria del procuratore generale rappresenta una svolta nel caso Cospito?
Il pg della Cassazione Petro Gaeta non è certamente un rivoluzionario, un anarchico, ma un vecchio giudice conservatore, democratico. Ricorda che il 41 bis serve per evitare ulteriori reati, non per aumentare l’afflittività della pena, sostenendo che è da dimostrare che Cospito abbia istigato delle azioni dal carcere, che ci sia un collegamento fattuale tra lui e gli anarchici. A me sembra un’osservazione di buon senso, poi non so cosa può succedere, soprattutto perché i tempi sono molto lunghi: la Cassazione non può annullare il 41 bis, deve rimandare le carte al Tribunale di sorveglianza che aveva deciso per il no alla revoca del regime carcerario e che deve prendere un’altra decisione.
Quanto pesano le sue condizioni di salute?
Cospito sta morendo. L’unico che può fare qualcosa è Nordio che, visto il parere del pg, in attesa della Cassazione, potrebbe decidere per il momento di accantonare il 41 bis e di metterlo, come aveva suggerito il procuratore nazionale antiterrorismo Melillo, in regime di alta sorveglianza, che è il gradino immediatamente più basso. Però non credo che Nordio lo faccia.
Quindi ci sarebbe la possibilità di intervenire prima che la Cassazione venga chiamata a pronunciarsi con l’udienza del 24 febbraio?
Non credo che Nordio lo farà: sta in un Governo ma non è un politico che ha un suo partito dentro la coalizione. È uno che è stato scelto e messo lì. Da un lato gli piace continuare a fare il ministro, dall’altro questa fama di garantista che si era costruito o che gli avevano affibbiato diciamo che corrisponde poco al vero. Questo è un Paese di garantisti per gli amici e forcaioli per gli altri. Non riguarda solo Nordio, riguarda tutti, Pd compreso.
La presa di posizione del pg Gaeta ha mosso qualcosa nel dibattito sulla vicenda Cospito e sul 41 bis nella magistratura?
Chiariamo una cosa: di Cospito alla magistratura, e soprattutto al Parlamento, non gliene frega niente. Quello che sta emergendo è un regolamento di conti. Usano questa vicenda per regolare i conti tra loro, per i loro scontri politici.
Il pronunciamento del pg, quindi, è tutta farina del suo sacco, una pensata sua?
Credo che ci siano altri magistrati che la pensano come lui. Gaeta ha semplicemente fatto una cosa di buon senso. Dal punto di vista tecnico-giuridico ha detto che il collegamento tra Cospito e gli anarchici fuori non è dimostrato fattualmente. Per cui chiede una nuova decisione del Tribunale di sorveglianza. Però i tempi tecnici sono quello che sono e noi stiamo parlando di uno che sta morendo. C’è poco da fare. Ci vorrebbe un intervento dall’alto che non credo ci sarà.
Il tema sul tavolo, quindi, è più salvare una persona che il 41 bis?
Il problema è anche il 41 bis, perché in Italia ci sono 759 detenuti in questa situazione di carcere duro. Dubito però che questa sia l’occasione per riconsiderare il 41 bis e restringerlo ai casi che loro pensano siano strettamente necessari.
Ma il carcere duro colpisce soprattutto i mafiosi.
C’è questa polemica furibonda sull’alleanza tra gli anarchici e la mafia che era già venuta fuori nel marzo 2020, con le rivolte carcerarie in occasione dell’emergenza Covid. Certo, i mafiosi vedono di buon occhio questa battaglia, ma non vuol dire che ci sia un’alleanza con Cospito e con gli anarchici. Tutta la vicenda viene anche utilizzata per dire che dopo le manifestazioni che ci sono state ci vuole un nuovo reato di terrorismo di piazza. Ma nei codici in Italia ci sono già le leggi per reprimere. Sembra che tutto venga rimesso in discussione dal parere del pg; tuttavia sono 50 anni che la politica tutte le volte che c’è la possibilità di delegare un problema ai giudici, lo fa. Il 41 bis di Cospito e il 41 bis in generale sono un problema politico, non un problema giudiziario. La politica dovrebbe risolverlo, ma quando ha anche la minima possibilità di delegare ai giudici lo fa, salvo poi lamentarsi che i giudici hanno troppi poteri. Chi glieli ha dati?
(Paolo Rossetti)
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