Costa Concordia, dopo la notizia della possibile concessione della semilibertà per Francesco Schettino, parla il padre di Giuseppe Girolamo, il musicista morto “da eroe” dopo aver lasciato il suo posto sulla scialuppa di salvataggio ad una madre con due figli anche se non sapeva nuotare. In un’intervista rilasciata al quotidiano La Stampa, Giovanni Girolamo, militare in pensione, ricorda il figlio scomparso nell’incidente: “È morto per salvare vite, ha fatto la cosa giusta, ed è quello che avrebbe dovuto fare Schettino invece di abbandonare la nave“, aggiungendo: “Non lo perdonerò mai per questo“.
Parlando poi della richiesta dell’ex capitano, condannato a 16 anni per naufragio e omicidio plurimo colposo, che ora vorrebbe ottenere misure alternative al carcere e si dice pronto per iniziare una nuova vita, dice: “Il mio giudizio è totalmente negativo, per me dovrebbe scontare 32 ergastoli, uno per ogni vittima della Costa Concordia, i giudici non dovrebbero accettare perchè farlo uscire di galera sarebbe un’offesa per tutte le famiglie delle persone che dopo quella tragica notte non torneranno più“.
Il padre di Giuseppe Girolamo: “Schettino deve restare in galera, la semilibertà sarebbe un’offesa per tutte le vittime”
Giovanni, papà di Giuseppe Girolamo, il 30enne che lavorava come musicista sulla Costa Concordia, ha ricordato quei momenti successivi al naufragio della nave, quando ancora non erano stati trovati tutti i corpi dei dispersi: “Ho trascorso 13 giorni al Giglio a cercare mio figlio“, aggiungendo: “Quella sofferenza mi è bastata, ora non voglio più ricordare“. Spiegando anche le motivazioni per le quali non è mai andato ad una delle commemorazioni dai parenti delle vittime, con i quali ha mantenuto pochi contatti perché: “Non ho più intenzione di tornare a quel giorno e condividere il mio dolore pubblicamente, voglio tenermi tutto dentro“.
Oltre alla dura condanna a Schettino, l’ex militare ribadisce poi anche, che il gesto che Giuseppe ha compiuto per salvare la vita ad una intera famiglia doveva essere “Un comportamento naturale per un capitano, che invece ha avuto esattamente l’atteggiamento opposto“. E commenta l’onorificenza poi ricevuta per l’atto di eroismo, arrivata con una medaglia d’oro al valore civile, per la quale però non fu organizzata alcuna cerimonia pubblica, tranne una menzione in un post di Giorgia Meloni che ne ricordava il coraggio, dicendo: “Non voglio partecipare alle cerimonie, mio figlio non tornerà più e sarebbe meglio che Schettino restasse in galera“.