Costantino della Gherardesca torna a Pechino Express 2023
Costantino della Gherardesca torna alla conduzione di Pechino Express 2023 – “La via delle Indie” che quest’anno partirà dalla metropoli di Mumbai per poi toccare il Borneo malese e la Cambogia con gran finale in Angkor, il sito archeologico più importante del Paese. Accanto al celebre conduttore troveremo Enzo Miccio. Alla decima conduzione Costantino della Gherardesca dalle pagine di Vanity Fair ha rivelato di non essersi ancora stufato: “no, perché il programma è il racconto di decine di nazioni nel mondo. Certo, dipende tutto sempre da quella in cui giriamo. Taiwan è stata indimenticabile”.
Il conduttore ha poi parlato del suo arrivo nel mondo dello spettacolo rivelando: “c’è sempre stata una certa intenzionalità. Ho studiato teatro in un collegio dove era passato anche Daniel Day-Lewis. Solo che lui era più bravo. Negli spettacoli per pochi eletti del dipartimento ufficiale ero un cane, ma in quelli pop degli studenti un fenomeno”. Costantino è consapevole di dovere tutto a Piero Chiambretti: “mi ha insegnato molte cose sulla tv. Per esempio che non vanno mai fatti preamboli”.
Costantino della Gherardesca: “Mina è l’unica grande celebrity”
Parlando di star e celebrità made in Italy, Costantino della Gherardesca ha le idee molto chiare: “l’unica grande celebrity mai esistita in Italia è Mina. Andava a comprare le banane ed era accerchiata dai paparazzi. Un fenomeno mediatico che definirei ben più importante della conduzione di Sanremo”. Il conduttore non ha mai nascosto di lavorare in tv anche per soldi: “è una cosa che dico per smascherare la gigantesca ipocrisia di chi parla del mondo dell’arte − che sia arte contemporanea o becera tv − come se il denaro non fosse parte della realtà” – pur precisando – “non sono economicamente ambizioso, l’avarizia è una delle qualità più spregevoli che esistano. I soldi servono per accorciare le distanze, in tutti i sensi”.
Infine ha confessato di essere follemente innamorato della televisione: “ci ha fatto vedere persone che, aprendosi e raccontandosi, si sono aiutate psicologicamente, facendo però, allo stesso tempo, intrattenimento. La tv è una terapia di gruppo. Come quella degli alcolisti. Mi ha aiutato a vivere l’omosessualità, che allora era ancora un tabù, con molta leggerezza. O, per lo meno, con più leggerezza dei monaci benedettini ne Il nome della rosa”.