Costantino Vitagliano, ex tronista, ha raccontato i suoi esordi sulle colonne del “Corriere della Sera”. Lo storico volto del programma “Uomini e Donne”, da bambino, viveva nei palazzoni di via Calvairate a Milano, dove “ti dovevi arrangiare ogni giorno. Di quelli che giocavano a pallone con me, qualcuno sta in galera. Io vengo dal nulla. Non ho mai fatto vacanze fino ai 16 anni. Oggi ho la casa a Milano Marittima, ho cose che da piccolo le vedevo sui giornali e in tv. Coi primi soldi, ho fatto andare papà in pensione”.



Durante l’adolescenza, quando aveva 16 anni, Costantino Vitagliano iniziò a lavorare presso il bar di suo zio, poi Enzo Jannacci e Paolo Rossi lo presero per lavare i bicchieri al “Bolgia Umana”. La bellezza, però, ha consentito a Costantino di scalare rapidamente le gerarchie: ben presto si è ritrovato a fare il ragazzo immagine in sala, per poi dedicarsi alla cura del suo fisico in palestra. A quel punto è diventato cubista e spogliarellista, ma “non ho mai fatto il gigolò o il mantenuto o il p*rnoattore, tutte cose che mi hanno chiesto. Dopo, ho fatto il valletto da Paolo Limiti, ho fatto Casa Vianello. Sfilavo, posavo, portavo il book: 15 anni di gavetta. Ho lavorato pure con Fabio Fazio”.



COSTANTINO VITAGLIANO: “DOPO LA FAMA, COMINCIAI A SOFFRIRE DI ATTACCHI DI PANICO”

A seguito del successo ottenuto a “Uomini e Donne”, per Costantino Vitagliano si sono aperte le porte della notorietà, di cui nemmeno lui riusciva a capacitarsi: “Arrivavo al Billionaire e c’era la folla fuori solo per vedermi entrare. Arrivavo alle tre di notte, col volo privato, dopo aver fatto il giro delle discoteche d’Italia, tre a sera: solo coi locali fatturavo qualche milione l’anno”, ha confidato al “Corriere della Sera”.

Tuttavia, quell’ondata di fama cambiò qualcosa in Costantino Vitagliano: “Mi venivano gli attacchi di panico dopo le serate. Odiavo sentir ripetere il mio nome, odiavo trovarmi su tutte le affissioni. Viaggiavo con quattro guardie del corpo, se no tornavo nudo: mi strappavano i vestiti. Quando atterravo a Bari, fuori c’erano quattromila persone e la polizia doveva chiudere l’aeroporto. Il fisico c’era, ma ha ceduto la testa. […] Ho rallentato, ma sono arrivati gli attacchi. Sono andato a vivere in Spagna, ma sono diventato Costa anche lì e sono tornato”.